Afghanistan, Hanefi accusato di omicidio
23 Aprile 2007
di redazione
Secondo i servizi afghani, Rahmatullah Hanefi, il mediatore di Emergency nel
sequestro Mastrogiacomo, “sarebbe stato lui a consegnare ai talebani
guidati dal mullah Dadullah, Adjmal Nashkbandi, l’interprete sgozzato dai
terroristi venti giorni dopo la liberazione dell’ inviato di Repubblica”. Con questi termini è stata formulata l’accusa di omicidio.
“In
Italia a quest’accusa non sembra credere nessuno – aggiunge il Corrire della Sera -, il governo gli ha dato piena fiducia concedendo ad Emergency totale autonomia
e imponendo al Sismi e ai carabinieri del Ros di tenersi fuori dalla
trattativa. Ma gli stessi uomini dell’ intelligence non hanno mai espresso
dubbi sul suo operato, spiegando che per poter garantire la sicurezza in
quella zona a sud dell’ Afghanistan bisogna essere in grado di dialogare con
tutti anche con i talebani. Hanefi rischia la pena di morte. La
scorsa settimana – spiega il quotidiano – i responsabili dell’organizzazione guidata da Gino Strada
hanno ribadito che chiuderanno gli ospedali e lasceranno definitivamente il
Paese, se non sarà rilasciato. Ma anche loro sanno che di fronte a questo tipo
di contestazioni difficilmente le porte del carcere potranno aprirsi. E lo sa
il governo italiano che in queste settimane ha ribadito di aver fatto
pressioni sul governo dell’ Afghanistan, ma senza ottenere alcun risultato. La
fase finale del sequestro Mastrogiacomo rimane un mistero. Perché Hanefi non
ha preteso la consegna di entrambi gli ostaggi? A questa domanda, che le
autorità italiane continuano a porsi, il mediatore non ha mai potuto
rispondere – sottolinea il Corriere. Gli 007 di Kabul lo hanno arrestato la
mattina dopo il rilascio di Mastrogiacomo e da allora non hanno consentito a
nessuno, se non ad un funzionario della Croce Rossa che doveva verificare le
sue condizioni di salute, di poterlo incontrare”.