Albania. Esplode la violenza a Tirana, appello dell’Ue alla moderazione
22 Gennaio 2011
di redazione
Improvvisa e drammatica esplosione di violenza ieri a Tirana, dove una manifestazione inscenata dall’opposizione socialista contro il governo conservatore del premier Sali Berisha, accusato di corruzione e brogli elettorali, è sfociata in violenti scontri con la polizia, con un bilancio di tre morti e decine di feriti.
Almeno 20mila persone si erano radunate nel pomeriggio davanti alla sede del governo presidiata da un cordone di agenti, scandendo slogan ostili al premier e all’intera dirigenza del paese, e chiedendo nuove elezioni. "Berisha vattene", "Abbasso il governo", "Vogliamo nuove elezioni" hanno gridato a lungo i dimostranti, che hanno lanciato sassi e altri oggetti contro l’edificio sede dell’esecutivo.
Quando la situazione è degenerata, la polizia in assetto antisommossa è intervenuta facendo uso di gas lacrimogeni, idranti e manganelli. All’improvviso colpi d’arma da fuoco sono partiti verso i manifestanti, tre dei quali sono morti.
Fonti sanitarie hanno detto che i tre sono giunti senza vita in ospedale. Decine i feriti, almeno 20 manifestanti e altrettanti poliziotti. È la prima volta che in Albania, in preda a una crisi politica che dura da mesi, una manifestazione dell’opposizione sfocia in scontri violenti con conseguenze tragiche. L’opposizione socialista, guidata da Edi Rama e che ha indetto la manifestazione di ieri, non ha mai accettato l’esito delle elezioni politiche del giugno 2009, vinte con stretto margine da Berisha ma che in realtà per i socialisti sarebbero state falsate da brogli e irregolarità.
La protesta odierna – che ha indotto subito a pensare a uno scenario drammatico simile a quello della Tunisia – ha fatto seguito alle recenti dimissioni del vicepremier Ilir Meta, al centro di uno scandalo di corruzione. Se a Tunisi però i dimostranti sono scesi in piazza per ragioni principalmente di ristrettezze economiche, per l’aumento dei prezzi e per la scarsa democrazia nel paese, a Tirana la protesta è legata in primo luogo alle accuse di corruzione contro il governo. Le tv hanno mostrato immagini drammatiche sugli scontri a Tirana, che ha vissuto un pomeriggio di violenze e tensioni mai registrate prima nella capitale albanese. Numerose auto e cassonetti sono state date alle fiamme, e il viale principale di Tirana si è trasformato per alcune ore in un campo di battaglia.
Dopo alcune ore di scontri e dando ascolto agli appelli alla calma da parte del presidente Bamir Topi e del leader socialista Edi Rama, i manifestanti hanno cominciato a disperdersi, e la polizia ha ripreso pian piano il controllo della situazione. La Farnesina, per bocca del portavoce Maurizio Massari, ha lanciato un pressante invito "alla calma e alla moderazione a tutte le parti" in causa in Albania, che devono risolvere le dispute attraverso "il dialogo e la normale dialettica politica in parlamento".
L’Unione europea ha oggi rivolto un appello alla moderazione a tutte le parti in causa in Albania. "Manifestare è uno strumento della libertà di espressione e permette ai cittadini di radunarsi pacificamente, deploriamo che gli avvenimenti di oggi siano degenerati in una spirale di violenza", affermano in un comunicato congiunto la responsabile della Ue per la politica estera Catherine Ashton e il commissario all’allargamento Stefan Fuele. Esprimendo il proprio "rammarico" per la perdita di vite umane, Ashton e Fuele fanno "appello a tutte le forze politiche albanesi a mantenere la calma".
Intanto, in un’intervista al quotidiano ‘La Repubblica’, Simir Tahiri, vicepresidente del gruppo parlamentare del Partito Socialista albanese collega le recenti rivolte a Tirana con quelle scoppiate nelle settimane scorse a Tunisi: "Povertà, disoccupazione, corruzione, mancanza di rispetto dei diritti umani e dei principi democratici… Siamo in una dittatura vera e propria. Sembriamo la Tunisia dei balcani".
"Abbiamo indetto la manifestazione per chiedere le dimissioni di Berisha e nuove elezioni – continua Tahiri – Elezioni trasparenti però, diritto che alle consultazioni dello scorso giugno 2009 ci è stato negato. E poi per protestare contro la corruzione dilagante: una corruzione in giacca e cravatta, ai più alti livelli governativi, come ha dimostrato il video che la scorsa settimana ha costretto il vicepremier alle dimissioni". "Berisha non ha mantenuto le promesse. Solo in un anno oltre 100 mila famiglie, parliamo dunque di oltre 400mila persone, sono scese sotto la soglia di povertà" aggiunge ancora ricordando che "vi sono oltre un milione di disoccupati. La gente continua a perdere il posto di lavoro e non ha di che mangaire. Le tasse continuano ad aumentare. Le imprese chiudono. E la corruzione dilaga".