Alemanno…di’ qualcosa di destra!
12 Dicembre 2008
di redazione
Tutti sanno che Gianni Alemanno non ha vinto le elezioni a sindaco di Roma. Quelle elezioni le hanno perse Veltroni e Rutelli e i loro 15 anni di amministrazione della capitale. Questo vuol dire che al neo-sindaco sarebbe stata concessa una brevissima luna di miele, perché i voti che i romani gli hanno conferito erano il frutto di una immensa esasperazione e di una incontenibile voglia di cambiare.
Così infatti è stato e ad appena sette mesi dalla sua elezione Alemanno si trova a fare i conti con una città imbestialita e allagata, dove al vaso dei 15 anni di malgoverno si è aggiunta la goccia del non-governo.
Perché di questo si tratta e non è vero che sia troppo presto per giudicare. Il problema è che in questi sette mesi Alemanno è stato vittima di se stesso, della sua storia e delle sue origini.
Se infatti mettiamo tra parentesi gli infiniti borborigmi sulla Commissione Attalì, i giri di valzer con Giuliano Amato, le visite alle moschee, i duetti con la comunità ebraica, i distinguo sul fascismo, che cosa resta da ricordare di questo avvio di sindacatura? Molto, molto poco. E non si parla di risultati (ché sì sarebbe troppo presto pretendere) ma di idee, proposte, progetti – magari scontri – per la città.
Se a questo si aggiunge che, mentre il sindaco era impegnato nel suo personale percorso di revisione, la giunta mostrava tutta l’inadeguatezza di un gruppo di volenterosi ma inesperti ex consiglieri comunali, il risultato finale non poteva che essere quello che i romani hanno sotto gli occhi.
In questa situazione persino le iniziative teoricamente condivisibili – come la revoca del mega appalto alla ditta che doveva garantire la manutenzione di strade e fognature – si sono rivelate catastrofiche. Disdire quell’appalto alla vigilia dell’inverno senza avere pronta una rete sostituiva di ditte pronte ad entrare subito in azione ha reso la città indifesa contro maltempo e allagamenti.
Il tempo delle commissioni bipartisan e delle revisioni e condivisioni è finito: per il disastro di Roma non serve il guanto di velluto ma il pugno di ferro. Alemanno dovrebbe sapere come usarlo.