Allarme Ue: Crescita piatta in Italia
28 Aprile 2008
di redazione
La Commissione Ue ha rivisto al
ribasso le previsioni di crescita dell’Italia.
A lanciare l’allarme è la Commissione europea
nelle previsioni economiche di primavera che ritoccano al
ribasso di due decimi di punto percentuale la stima dello
scorso 21 febbraio su una crescita del pil per il 2008 dello
0,7 per cento. «Sia il deficit che l’avanzo primario – spiega la Commissione Ue – sono previsti peggiorare» nel 2008.
Il motore economico dell’Italia
continua insomma a rallentare e nel corso dell’anno toccherà il fondo
con una crescita dello 0,5 per cento per risalire nel 2009 allo
0,8 per cento. Una crescita “chiaramente al di sotto del potenziale”.
L’Italia, come già nel 2007, avrà la performance peggiore nell’Eurozona
e nei 27 paesi dell’Ue e, dice la commissione, «il gap già negativo con
la media dell’Eurozona, si allargherà ulteriormente».
Il rapporto
deficit Pil nel 2007 «per la prima volta dal 2002 è sceso sotto la
soglia del 3%», attestandosi all’1,9%. Ma nel 2008 e nel 2009 risalirà
rispettivamente al 2,3% e al 2,4% afferma ancora la Commissione Ue,
sottolineando come quest’anno «il peggioramento è dovuto a spese
aggiuntive e a tagli fiscali» e «riflette una crescita più bassa del
Pil».
Inoltre – spiega Bruxelles – anche «le maggiori entrate fiscali
sono attese esaurirsi progressivamente per l’impatto ritardato del
rallentamento dell’economia».
E anche
l’inflazione sarà elevata: si situerà in Italia per il 2008 al 3% di
media. L’inflazione in Eurolandia si attesterà invece nel 2008 al 3,2%.
Mentre nel 2009 scenderà al 2,2%.
Tra i problemi dell’economia italiana, la Commissione evidenzia «la
persistente sfida per la produttività», con la produttività del lavoro
destinata ad aumentare solo dello 0,2% nel 2008 e nel 2009.
«La
decelerazione della crescita dipende da tutte le componenti della
domanda», si legge nel rapporto. «I consumi privati perderanno slancio
per via dell’inflazione più alta e della fiducia in calo, anche se
l’aumento degli stipendi e dell’occupazione sosterrà il reddito
nominale disponibile. Il tasso di risparmio delle famiglie dovrebbe
aumentare appena, in parte per via di effetti negativi per i patrimoni.
Gli investimenti nel settore privato dovrebbero stagnare per via una
calo dell’utilizzo di capacità e di condizioni finanziarie più strette,
sia per il settore delle imprese, sia per le famiglie».
«Per contrasto
– si legge ancora nel rapporto – nel settore pubblico l’aumento degli
investimenti, incluse le costruzioni non residenziali, dovrebbe
rimanere sostenuto. Il calo della domanda estera e l’apprezzamento del
tasso di cambio effettivo colpirà le esportazioni. Come risultato, il
divario negativo della crescita italiana delle esportazioni aumenterà».