Altro che corsa in solitaria. Il Pd di Veltroni sembra l’Arca di Noè

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Altro che corsa in solitaria. Il Pd di Veltroni sembra l’Arca di Noè

Altro che corsa in solitaria. Il Pd di Veltroni sembra l’Arca di Noè

19 Febbraio 2008

Sino a una decina di giorni fa il tema all’ordine del giorno
era la solitudine di Veltroni. L’ancora primo cittadino di Roma non voleva
confondersi con nessuno, tantomeno allearsi. Sembrava sempre più voler
conformare il proprio comportamento politico gli splendidi versi di Saffo:
“Alta in alto / sul ramo più alto/ sta una mela/ Non la raccolsero i coglitori/
No non la raggiunsero”. Dalle nobili e liriche vette della solitudine, in men
che non si dica, Walter l’irraggiungibile è precipitato nel gorgo dell’ammucchiata.

Prima ha incamerato Di Pietro. E il magistrato molisano è
già un bel capitombolo, poi ha praticamente fatto l’accordo con la Bonino:
restano da discutere le frattaglie, e non è detto che non imbarchi anche il
buon Boselli. Insomma, il Pd è diventato l’Arca di Noè. Ma questo corri corri a
recuperare qua e là qualche manciata di voti non giova all’immagine e al quieto
vivere del nostro eroe.

Di Pietro, che fa politica con la scure, dopo aver stretto
l’alleanza ha cominciato a spararle grosse. E quando il magistrato si riveste
dei panni consueti, la prima cosa che gli viene naturale è scagliarsi contro
Berlusconi. Detto fatto, il politico-giustiziere ha subito dichiarato che vuole
ridurre le reti di Mediaset da tre a una. Con buona pace del far play e della
campagna elettorale in stile british. La proposta ha fatto saltare le coronarie
di Veltroni? Nossignore, il nostro principe del buonismo non si è minimamente
turbato. Ha lasciato che il suo “apparentato” le sparasse grosse senza
contraddirlo. Tanto da far venire il sospetto di essere d’accordo con i
bellicosi progetti dipietristi.

Ma lasciamo l’eroe – si fa per dire – di Mani pulite alle
sue minacce antiberlusconiane, e passiamo all’alleanza coi radicali. Emma
Bonino ha messo sul tavolo – senza troppi complimenti – le sue condizioni per
entrare nelle liste del Pd. Eccole: una dozzina di deputati più tre senatori,
la garanzia di partecipare come protagonista a molte trasmissioni televisive e
cinque milioni di euro da ricevere come rimborso per la campagna elettorale. E’
vero che le campagne elettorali costano care, ma zia Emma non fa proprio sconti
a nessuno. Del resto ha fatto due conti. Se i radicali fossero stati trattati
come Di Pietro, potevano presentarsi con la loro lista. Avrebbero preso probabilmente
il due per cento, il che significa appunto 12 deputati, tre senatori, eccetera,
eccetera.. Figurarsi come verrà accolta nel Pd da personaggi come la senatrice
Paola Binetti, espressione di una cultura ratztingeriania senza se e senza ma.
Lo scontro fra lei e la leader radicale sarà uno degli appuntamenti teatrali
della prossima legislatura.

L’ammucchiata  veltroniana, insomma, non solo contraddice la
splendida solitudine di dieci giorni fa, non solo dà luogo ad uno spettacolo
disdicevole, ma costa anche cara. Intanto, mentre si cercava di sfoltire il
panorama partitico italiano, si è per il momento ottenuto che: ci sono già sei
candidati premier e potrebbero aumentare. I partitini, lungi dall’esser chiusi,
bussano alle porte per avere apparentamenti, posti e soldi. Il caravanserraglio
politico rischia di prevalere sulle buone intenzioni. Anche perché Walter è
stato il primo a rimangiarsi gli impegni. Chi si lamenta dei ricatti di nani e
nanerottoli lo sappia e giudichi. Del resto lui è buono e non sa dire di non a
nessuno.