Ambiente: scatta emergenza nel Mar Nero
12 Novembre 2007
di redazione
Si parla ormai di emergenza ambientale nel Mar Nero, dopo che nelle ultime ore ben 5 navi sono naufragate.
L’episodio più grave ha interessato una petroliera russa che si è spaccata in due e ha riversato in mare 1.300 tonnellate di petrolio: salvo l’equipaggio.
Intanto, i corpi di tre persone con addosso il salvagente, presumibilmente marinai, sono stati recuperati sulla costa vicino all’isolotto di Tuzla, nel mare d’Azov, nella Russia meridionale, secondo quanto ha riferito il centro regionale del ministero russo per le emergenze, citato dalle agenzie.
I soccorritori presumono si tratti di tre membri dell’equipaggio della nave cargo Nakhichevan, che trasportava un carico di zolfo e che è una delle cinque navi affondate ieri nel mare d’Azov e nel mar Nero a causa di una forte tempesta. Continuano intanto le ricerche per trarre in salvo altri cinque dispersi
Oltre alla petroliera, si sono inabissate nelle acque del mar Nero quattro navi cargo. Prima è stata la volta del mercantile “Volnogorsk” e del cargo “Nakhitchevan”, entrambi carichi di zolfo. Quindi è toccato a un terzo cargo, “Hadj Ismail”, con bandiera georgiana, andato a picco con 5.600 tonnellate di ferraglia a bordo nelle acque antistanti il porto di Sebastopoli, in Ucraina. Infine è affondato il cargo “Kovel”.
Complessivamente, sono state tratte in salvo 34 persone, mentre risultano ancora dispersi otto membri dell’equipaggio del Nakhitchevan e non si conosce la sorte delle 15 persone che si trovano a bordo del cargo georgiano.
I soccorsi vedono impegnati 13 imbarcazioni e quasi 150 persone. Le autorità russe hanno avviato un’indagine per “inquinamento del mare”, che cercherà di verificare quali sono stati i comportamenti dei comandanti delle navi e dei responsabili in condizioni di tempesta.
La sciagura più allarmante resta però quella della petroliera russa “Volganeft-139” dalle cui stive sono fuoriuscite 1.300 tonnellate di greggio, la metà del carico a bordo. La petroliera era in navigazione dal porto di Azov, nella regione meridionale russa di Rostov, a Kerch, sulla costa orientale della Crimea, in Ucraina, quando un’onda ha spaccato lo scafo. La petroliera, progettata principalmente per la navigazione fluviale, era in servizio dal 1978.
La situazione resta grave soprattutto nello Stretto di Kerch, che collega con lo stesso Mar Nero il Mar d’Azov: continuano a soffiare raffiche superiori ai 100 chilometri l’ora, e la forza del vento alimenta onde alte anche più di 5 metri.
Allarme in particolare nel porto di Kavkaz, che resta praticamente isolato. “Il vento sta soffiando in direzione della costa ucraina. L’emergenza è diventata quindi comune”, ha detto Oleg Mitvol, vice capo della Rosprirodnadzo, l’agenzia russa per l’Ambiente.
“La soluzione del problema potrebbe richiedere anni. Il petrolio è una sostanza pesante e si sta depositando sul fondale. Ci troviamo di fronte a un disastro ambientale”, ha aggiunto.
Sull’emergenza ambientale nel Mar Nero è intervenuto anche il premio Nobel Miikhail Gorbaciov dall’emittente France 24, affermando che “Il problema numero uno, per la salvezza del pianeta, riguarda l’ecologia e non è un caso se Kofi Annan ha dichiarato che gli uomini presto combatteranno per l’acqua e non più per il petrolio”.
“Abbiamo problemi con l’acqua, i fiumi, le foreste, i ghiacciai che si stanno sciogliendo, il clima che sta cambiando e gli uragani che sono diventati incredibilmente più potenti, come dimostra quest’ultima tragedia”, ha dichiarato l’ex presidente russo.
“Oggi si proteggono i parchi dove i nostri bambini giocano, e questo rappresenta un significativo cambio di mentalità, ma presto – ha ammonito il Premio Nobel per la pace – dovremo fare uno sforzo in più e impegnarci realmente per proteggere la natura nel suo complesso”.