Andreotti e Forattini si incontrano per un dibattito sulla satira

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Andreotti e Forattini si incontrano per un dibattito sulla satira

20 Marzo 2009

"Chi fa politica deve temere una sola cosa: essere dimenticato". Giulio Andreotti non ha perso il gusto per la battuta e, sollecitato da Giorgio Forattini che in oltre 30 anni lo ha ritratto in centinaia di vignette, ricorre all’umorismo per ripercorrere con aneddoti il difficile rapporto tra politica e satira.

Il sette volte presidente del consiglio e il più famoso dei vignettisti italiani sono ospiti di un incontro del ciclo "Idee a confronto" organizzato presso la sede dell’Enel dall’Osservatorio permanente giovani editori e dall’azienda energetica italiana. L’anziano senatore a vita, disegnato per anni da Forattini con gobba e orecchie a sventola, si ‘vendicà di tanti anni di "morboso interesse": "Devo ringraziarla – dice il novantenne senatore a Forattini – Se vorrà in futuro sfottermi ancora di più, le sarò grato". Il disegnatore raccoglie la sfida e racconta i suoi anni di cronaca politica: "Dopo tanti anni inizio a montarmi e penso che la satira sia arte – esordisce Forattini – ma sottolineo che la satira ha bisogno di coraggio, libertà e senso dell’umorismo".

"Devo ammettere che ho iniziato ad ammirare Andreotti per come ha sopportato le ingiurie della vita ai tempi del processo per mafia – aggiunge il disegnatore – Allora lo disegnavo con la coppola, con la ‘faccia da Sicilià, poi ho capito che era solo una cosa politica e sono stato dalla sua parte. Siamo stati due vittime. Io ho perso una causa per una caricatura al giudice Giancarlo Caselli". Matteo, 19 anni – uno dei centinaia di studenti liceali romani –  interviene per difendere il magistrato piemontese: "Caselli è un eroe", urla dalla platea. Forattini replica che "in Italia i giudici sono intoccabili" e cita la sentenza di condanna: "c’è scritto – dice – che la satira non deve ingiuriare le istituzioni". Andreotti interviene e stempera gli animi: "Una volta – racconta – un giudice faceva elogio di sè e della sua categoria, prendendo in giro i politici. Mi aveva rotto e gli dissi: ‘Lei appartiene all’unica categoria che si prevede che sbagli, infatti la legge prevede il grado di appello’". Una studentessa domanda ad Andreotti un giudizio sul ricorso alle battute da parte del premier Berlusconi nei meeting internazionali: "Regole globali non ne ho – conclude il senatore a vita – Lo spazio all’umorismo deve esserci ma è importante non essere volgari. Tutti quelli che ci portano a sorridere, sono dei benemeriti".