Bari. Sgominato clan di spacciatori di droga, 8 arresti
16 Ottobre 2009
di redazione
Smerciavano circa 2 kg di cocaina al mese per un volume di affari stimato in 2mln di euro all’anno, senza considerare la marijuana e l’hashish, gli esponenti del clan Fiore di Bari, colpito oggi da 8 ordinanze di custodia cautelare in carcere eseguite da agenti della Squadra Mobile e del Reparto prevenzione crimine della Questura emesse dal gip del Tribunale Michele Parisi, su richiesta del pm della Dda, Elisabetta Pugliese. I risultati dell’operazione, denominata mouse, dal soprannome (topolino) di uno degli arrestati, sono stati illustrati dal capo della Procura Antonio Laudati e dal questore Giorgio Manari. Le persone colpite dai provvedimenti restrittivi sono accusate di associazione a delinquere finalizzata alla detenzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti e di traffico di auto di grossa cilindrata, rubate o prese in leasing verso l’Albania. Ad altre 31 persone è stato notificato un avviso di conclusione delle indagini per altri profili di reato. L’organizzazione faceva riferimento al clan Fiore del quartiere San Pasquale e precisamente a Giuseppe Fiore, in carcere poichè condannato a 25 anni di reclusione nell’ambito del processo ‘Dolmen’. Si è accertato che lo spaccio avveniva anche al quartiere Madonnella e a Corato, in provincia.
Secondo quanto accertato, gli acquirenti identificati e ascoltati dalla polizia giudiziaria, circa una cinquantina, appartengono a tutte le classi sociali. Alcuni fanno parte della cosiddetta ‘Bari benè, imprenditori e professionisti. Gli inquirenti hanno dimostrato che uno dei fratelli Abbrescia, Salvatore, è stata la persona a cui Orazio Porro, pregiudicato ucciso nella tarda primavera scorsa proprio vicino al mercato del quartiere San Pasquale, fece l’ultima telefonata prima di essere assassinato. Le indagini della magistratura e della Polizia si riferiscono a un periodo che va dal 2005 fino ai giorni nostri. I fratelli Abbrescia sono ritenuti storicamente legati al clan Annacondia. Legami sono stati ipotizzati anche con altri clan baresi come i Parisi e i Mercante. L’organizzazione si avvaleva della collaborazione delle donne che a casa provvedevano a confezionare e poi a trasportate le dosi di stupefacenti.
L’operazione, secondo il procuratore capo Antonio Laudati, dimostra "come sostenuto da tempo da magistratura e forze di polizia, la flessibilità e la grande attitudine imprenditoriale della criminalità e della mafia pugliese. Questo è un clan medio che però gestiva lo spaccio di vari stupefacenti. E aveva radicato altri traffici lucrosi come quello transnazionale di auto taroccate verso l’Albania". Il dirigente della Squadra Mobile Fausto Lamparelli ha sottolineato che il clan Fiore "spacciava sempre piccoli quantitativi" per non finire in carcere in caso di fermo. Per questo motivo le indagini hanno dovuto utilizzare altri metodi come le intercettazioni e i pedinamenti rendendo necessario un lavoro di assemblamento di notizie e di fatti.