Berlusconi delude per l’oggi ma lavora per le elezioni di marzo (almeno spero)
29 Settembre 2010
Le cose troppo attese hanno sempre il potere di deludere. E’ successo con l’attesissimo video-messaggio di Gianfranco Fini qualche giorno fa ed è stato ancora il caso del discorso del presidente del Consiglio oggi alla Camera dei deputati.
Berlusconi si è dovuto misurare con aspettative molto intense e diffuse, il suo discorso è stato caricato di una congerie infinita di elementi di valutazione sia dalla maggioranza che dall’opposizione ed era atteso come un punto di svolta decisivo per l’attuale fase politica. Forse troppo peso per un discorso solo, per 44 minuti letti d’un fiato su una manciata di fogli.
A Berlusconi si deve riconoscere di aver scelto un tono sobrio, commisurato alla delicatezza del momento, senza gigionerie e senza eccessivo autocompiacimento. E’ stato un discorso asciutto, per certi versi quasi notarile, in definitiva poco berlusconiano. Ed è forse è proprio questa l’origine di quel senso di insoddisfazione che ci ha lasciato. Vi si sente più la mano di Letta con qualche aggiunta tremontiana che non quella – come si era detto – di Giuliano Ferrara.
Avremmo voluto sentire più Berlusconi nel testo letto oggi alla Camera, avremmo voluto percepire, seppure filtrato e depurato per l’occasione, il vero stato del suo umore, la traccia dell’accumulo di settimane e mesi di scontri e ritirate, minacce e promesse, voglia di mollare e voglia di vendetta. Perché certamente tutto questo e molto altra ancora grava sul Cav. ma non se ne è avuta contezza. Sembra invece aver funzionato una sorta di cordone sanitario steso attorno al presidente del Consiglio e messo a presidio di un possibile incidente di percorso, di una eventuale sfebbrata di verità e del suo immediato contagio.
Ma si tratta di una protezione esile, che tutela temporaneamente la stabilità del quadro politico ma non lo risana e che soprattutto non funzionerà a tutela di Berlusconi stesso, fiducia o non fiducia, 316 o non 316. Il presidente del Consiglio rimarrà infatti esposto a tutti i venti di uno scenario molto turbolento e difficilmente controllabile. Sono tempeste uscite dal vaso di Pandora di un bipolarismo mal digerito e che non pare possibile chiudere di nuovo nello stesso vaso.
L’impressione è che in nome della stabilità e della prosecuzione dell’azione di governo Berlusconi abbia rinunciato ad alzare il livello dell’analisi e della comprensione di quanto accaduto negli scorsi cinque mesi, dalla direzione del 22 aprile ad oggi. Cosa pensa davvero Berlusconi di tutto ciò: perché si arrivati alla “incompatibilità” di Fini e dei suoi? Cosa muove davvero l’azione di rottura del presidente della Camera? Davvero basta a spiegare tutto la sua impazienza, la sua ambizione, la sua antipatia per il premier? Davvero Fini vuole solo fare carriera più in fretta? Cosa pensa o cosa sa Berlusconi degli intenti finiani, di chi lo sostiene, di chi magari gli ha promesso appoggi e risorse, in Italia e all’estero. E come si spiega Berlusconi l’incredibile atteggiamento di Casini che pretende di fare l’ago della bilancia di una bilancia che anni ormai ha un solo piatto, quello di centro-destra. O basta a spiegare la sua testarda inazione, il suo eterno pendere un po’ di qua e un po’ di là, il fatto che parli un po’ troppo spesso con D’Alema. E cosa pensa, cosa intuisce Berlusconi di quello che può aver messo in moto nel paese, nella magistratura, nell’esercito, nelle grandi imprese, nelle grandi banche, nella Chiesa, oltre confine, la prospettiva di un suo eventuale arrivo al Quirinale, capo della magistratura e delle forze armate?
Insomma ci sono molte e molto grandi poste in gioco che attraversano l’Italia di questa metà legislatura e che investono politica estera, politica economica, poteri forti (quelli veri, non Montezemolo…) equilibri e alleanze di lunga gittata. Tutto è in movimento e sull’orlo di precipitare in qualche nuova e imprevedibile soluzione. Per Berlusconi pare che invece sia successo nulla o molto poco: “io ritengo – ha detto – che i passi indietro determinati dalle vicende di questi ultimi mesi non abbiano per nulla intaccato la validità del nostro progetto”.
Basta dichiarare un po’ di “amarezza” per spazzare via i passati mesi di veleni e quelli futuri di complotti e manovre?
Quello che era nato come il Parlamento più bipolare della storia d’Italia, con oltre il 70 per cento dei suoi componenti concentrati nei due maggiori partiti, Pd e Pdl, rischia, con gli ultimi sviluppi, di trasformarsi nel più cespuglioso dei parlamenti repubblicani. Il potere di interdizione di gruppi e gruppetti sembra destinato a crescere oltre la soglia di guardia e nessuno, neppure il detentore di una quota singola, pare disponibile ad un “progetto” che vada oltre la massimizzazione dell’incasso personale.
C’è dunque una solo lettura che può giustificare la prudenza e la vaghezza del discorso berlusconiano nel contesto appena descritto: si tratta di un biglietto con scadenza marzo 2011. Berlusconi ha fatto buon viso a cattiva sorte, ha trattenuto battute e sfoghi, ha indossato un sorriso d’ordinanza facendo forza a se stesso, ma solo perché sa che deve resistere ancora per pochi mesi. Le sue parole dovevano servire a raggranellare il piccolo gruzzolo sufficiente ad un breve tragitto: il grande viaggio, sempre che resti nella sua prospettiva, è rimandato.
In questo senso si piega perché Berlusconi abbia voluto riconfermare la sua fede nel bipolarismo proprio nel momento in cui tutto sembra darlo per spacciato. Se il bipolarismo è malato non è detto che l’unica soluzione sia farla finita: Berlusconi oggi si è confermato tra i pochi a non voler staccare la spina di un sistema bipolare in agonia ma ancora in grado di riprendersi. Gli altri sono tutti pronti a festeggiare sulla sua tomba. Il messaggio ai moderati è stato forse l’unico passaggio forte e impegnativo, non di routine, del suo discorso, ma non era per l’oggi. Berlusconi sa che non è in questa legislatura che si possono gettare le basi per un nuovo partito dei moderati. Ci vuole una specie di palingenesi e il Cav. sa trovarla solo nelle urne. Non è detto che la trovi anche questa volta ma è lì che la cercherà. Mentre tutti gli altri giocano con il pallottoliere del Parlamento.