Birmania. Giunta militare rigetta il ricorso di Sang Suu Kyi
02 Ottobre 2009
di redazione
Aung San Suu Kyi rimane agli arresti domiciliari. A deciderlo è stata la giunta militare birmana che ha rigettato il ricorso presentato dalla leader dell’opposizione e premio Nobel per la Pace che contestava come illegale (perché basata su una legislazione non più vigente) la condanna a 18 mesi ai domiciliari nella sua residenza per aver ospitato un cittadino americano. Lo si apprende da fonte ufficiale.
"Abbiamo fatto del nostro meglio per provare la sua innocenza – ha detto uno dei suoi legali, Nyan Win -. Siamo preparati a fare appello alla Corte Suprema".
La leader dell’opposizione è stata condannata l’agosto scorso a tre anni di carcere e ai lavori forzati per violazione delle norme sulla sua detenzione domiciliare, per aver ospitato un casa sua un pacifista americano, John Yettaw, arrivato lì a nuoto. La sanzione fu poi commutata negli arresti domiciliari per ordine del leader della giunta birmana, il generale Than Shwe. La stessa pena era stata inflitta a due collaboratrici dell’attivista: anche loro si sono viste respingere l’appello. John Yettaw aveva tentato di raggiungere a nuoto la casa della donna perché sentiva che "era in pericolo e doveva salvarla": è stato condannato a sette anni di lavori forzati, ma Washington ha ottenuto il suo rilascio grazie all’intervento del senatore Jim Webb.
La decisione del giudice d’appello impedirà a San Suu Kyi – che ha trascorso agli arresti 14 degli ultimi 20 anni – di partecipare alle elezioni che la giunta militare si è impegnata a convocare nel 2010. Alla guida della Lega nazionale per la democrazia, la donna ha vinto le elezioni nel 1990, ma non le è mai stato permesso di assumere al potere.