Brasile, il “caso Battisti” apre uno scontro tra giudici e governo
11 Settembre 2009
di redazione
Il Supremo Tribunale Federale (Stf) ha deciso di rinviare la decisione sul caso Battisti di altri 10-15 giorni, ma intanto lo scontro tra potere esecutivo e potere giudiziario in Brasile si fa sempre più al calor bianco. “Clamorosamente illegale”, era stato il giudizio di Cesar Peluzo, relatore dell’Stf, sulla decisione con cui il ministro della Giustizia Tarso Genro aveva by-passato il rifiuto opposto dal Comitê Nacional para os Refugiados (Conare): l’apposito organismo del Ministero incaricato di deliberare sulle richieste di asilo politico.
“Cesare Battisti è un prigioniero politico illegale in Brasile”, ha commentato Genro in telecofenrenza dal Cile, dove si trovava in visita per partecipare a un convegno. “Sia quale sia la decisione del Supremo Tribunale Federale, va rispettata. Ma è doveroso dire che se si mantiene la decisione di concedere l’estradizione per Battisti si apre un precedente estremamente grave, per l’equilibrio delle relazioni tra i poteri della Repubblica”.
“Sarebbe lo stesso che se il Potere Giudiziario desse un giudizio e poi l’Esecutivo invadesse le sue prerogative col dire che si tratta di una decisione sbagliata”. Genro ha comunque tenuto a chiarire il suo pensiero sul caso Italia. “Non ho mai detto che l’Italia all’epoca delle sentenze di condanna a Battisti viveva una dittatura. Questo è falso. Quello che ho detto è che potevano esserci state distorsioni”.
La sua idea è che “Battisti non ha avuto diritto a una piena difesa”, e che “c’era una assoluta insufficienza di prove”. Quanto al tono di Peluzo, lo ha tacciato di “retorica”. “C’è stato un voto sbagliato e parte di un giudizio ideologico. È stato un voto tendenzioso nella misura in cui sono stati usati toni e pesi differenti per gli argomenti da me usati”.
Insomma: mentre Peluzo parlava, “il suo tono di voce si alzava. Mostra una posizione ideologica, che peraltro ha il diritto di avere”. Genro dice inoltre che il Stf è stato influenzato dalla pressione del governo italiano. “Non è accettabile che un governo faccia questa pressione. Se Battisti fosse un delinquente comune, questo non sarebbe accaduto. Questa pressione è politica”.
Anche quella di Genro, per la verità, sembra pressione. Come a dire al Tribunale: se insistete, provocate una crisi istituzionale. Nel momento in cui il presidente Lula avrebbe comunque l’ultima parola, Genro starebbe preparando la giustificazione per il diktat presidenziale. Ma Gilmar Mendes, presidente del Stf, ha risposto per le rime. “La visione del ministro Tarso Genro non è neanche una visione unitaria del Ministero della Giustizia”: riferimento appunto alla decisione del Conare. “lo stesso Conare aveva compreso che non c’erano i requisiti per la concessione dell’asilo, e al Conare aveva votato anche il segretario esecutivo del Ministero della Giustizia Luiz Paulo Barreto Telles”.
Comunque, “I problemi per la democrazia in Brasile sono ormai superati da molti anni, e non ricominceranno ora”. E forse qui c’è un riferimento a quello che è successo in Venezuela, Ecuador e Bolivia, dove presidenti radicali hanno tolto di mezzo le locali Corti Supreme a colpi di referendum e nuove Costituzioni; o in Honduras, dove per evitarlo è stata invece la Corte a far partire il processo che ha fatto saltare il presidente.
Mendes è proprio colui che rinviando il suo voto decisivo ha fatto slittare la decisione. Ma non è troppo difficile comprendere verso dove è orientato. D’altra parte, anche l’opinione pubblica brasiliana appare schierata in modo sempre più inequivocabile. L’ultimo sondaggio in proposito fatto dal quotidiano O globo dà l’87,37% di favorevoli all’estradizione, contro l’11,92% di contrari e lo 0,72% di “non so”.