Cari ex-fascisti non abbiate paura di Scelba
02 Giugno 2008
di redazione
Incredibile a dirsi, per una parte della destra italiana sembra essere più impronunciabile il nome di Mario Scelba che quello di Luciano Violante.
Nel bel mezzo della querelle sulla sicurezza e il ruolo dello Stato, è bastato che il senatore forzista Gaetano Quagliariello richiamasse la figura dell’ex ministro degli Interni per evocare immagini d’altri tempi, la Celere, i manifestanti e gli agenti rimasti uccisi sul campo, e via discorrendo. E, dunque, per destare – sul Corriere di oggi – le ire di personaggi dalla più diversa estrazione, da Francesco Cossiga a Emanuele Macaluso, per finire con il ministro di An Ignazio La Russa.
A poco servirebbe ora soffermarsi sul fatto che della Celere Quagliariello non aveva parlato affatto, intendendo con l’evocazione dell’esempio del ministro Scelba evidenziare l’immagine di uno Stato capace di far rispettare la legge e dunque salvaguardare l’integrità della nazione e delle istituzioni. Più utile è semmai riconoscere che a dispetto di uno "sdoganamento" ormai compiuto a tutti i livelli, resta nella destra italiana una certa istintuale sudditanza a livello politico e culturale.
Nei momenti difficili come quello che stiamo attraversando, infatti, tutti sono pronti ad invocare gli anni del dopoguerra per richiamare l’unità costituzionale, ma nessuno sembra disposto a spendere una parola per ricordare che negli anni bui in cui quella stessa unità fu messa davvero a repentaglio, ci fu chi si impegnò a difenderla, pagando per questo in vita e dopo la morte.
Evidentemente può farlo solo chi non è mai stato fascista, e non ha per questo complessi e sudditanze di alcun genere.