Casa a Montecarlo. Il Giornale lancia la raccolta firme per dimissioni di Fini
09 Agosto 2010
di redazione
"Fini come Scajola. Raccogliamo le firme per mandarlo a casa". È il titolo di apertura de Il Giornale che lancia una campagna per le dimissioni del presidente della Camera Gianfranco Fini, dopo la vicenda della vendita della casa di Montecarlo lasciata in eredità dalla nobildonna Colleoni ad An e finita in affitto al cognato Giancarlo Tulliani dopo una vendita ad una società off-shore.
In prima pagina e all’interno un tagliando che i lettori possono inviare alla redazione via mail, sms, fax e posta ordinaria. "In seguito all’imbarazzante vicenda della casa di Montecarlo, lasciata in eredità ad An e finita nella disponibilità del fratello della compagna di Gianfranco Fini, chiediamo – è scritto nel post – che il presidente della Camera rassegni immediatamente le dimissioni dalla carica che ricopre". "I fatti sono fatti. E questi – sottolinea il direttore Vittorio Feltri nell’editoriale – sono fatti dai riflessi politici molto pesanti. Non esiste che un presidente della Camera si comporti come Scajola e che, a differenza di questi, non senta la necessità di dimettersi se non altro per coerenza con quanto ha sempre predicato".
E con la raccolta firme promossa dal quotidiano, prosegue, "desideriamo dagli una mano a rompere gli indugi e incoraggiare Fini a fare il proprio dovere: lasciare la presidenza della Camera e limitarsi ad essere il leader di Futuro e libertà".
Sulla vicenda sono intervenuti anche numerosi esponenti politici, tra cui anche alcuni ex An. "Sono triste perché vedo la destra impantanata in cose di questo genere" afferma in un’intervista al Corriere della Sera, Ignazio La Russa, ministro della Difesa e coordinatore del Pdl, reggente di An all’epoca della vendita della casa di Montecarlo. "Fini ha confermato che fu lui ad autorizzare il tesoriere del partito, Pontone, a vendere. Quell’operazione immobiliare mi fu taciuta completamente. Non ebbi alcuna notizia, neanche generica. E non è che vendessimo immobili tutti i giorni… Non c’era l’obbligo di comunicarmi acqusti e vendite, ma il dovere politico sì. Nei bilanci non ci sono i dettagli delle compravendite! L’aspetto finanziario è l’ultimo che mi interessa. "Se il presidente della Camera fosse stato Gasparri e si fosse ritrovato dentro una vicenda così – conclude La Russa – a quest’ora ci sarebbe l’ira di Dio…".
Il segretario de La Destra, Francesco Storace, chiede a Fini di dimettersi da presidente della Camera: "Lasciare la ‘cadrega’ e sparire per un bel po’. Tanto, il rifugio ce l’hai. A Montecarlo". Lo dice con un editoriale pubblicato sul suo blog (www.storace.it) dove commenta le "spiegazioni" del presidente della Camera . "Rutelli, cofondatore del Pd, quando si è dimesso dal partito – ha ricordato Storace – ha mollato la poltrona di presidente del Copasir. Gianfranco Fini no, e resta incollato alla cadrega". Secondo Storace ci sono diversi motivi "anche etici" perché‚ Fini lasci il suo incarico. "Primo: per difendersi dal comportamento simile alle tre scimmiette che non vedono, non sentono e non parlano, se la prende con Berlusconi e ‘i suoi giornali’. Peccato – annota Storace – che la ‘risposta’ la dà dopo che gliel’ha sollecitata il Corriere della Sera di ieri". Altro motivo per le dimissioni di Fini, secondo Storace, è nella parte politica della nota "tutta rivolta contro il premier, adottando un linguaggio dipietrista (ironizza su chi se la prende con i magistrati comunisti e ciancia sulla legalità). Ma la poltrona di Montecitorio ce l’ha perchè stava in una maggioranza da cui prende plasticamente le distanze persino quando esplode la sua vicenda personale".
Secondo il segretario de La Destra, infine, "che affidabilità ha un leader politico che assurge alla terza carica dello Stato se è incapace persino di resistere alle pressioni del fratello della fidanzata? Dice di aver provato disappunto nel sapere che Tulliani era entrato nella casa donata dalla Colleoni ad An. E perchè non lo ha buttato fuori? Senza l’inchiesta del Giornale, nessuno ne avrebbe saputo nulla. Che differenza c’è con il caso Scajola? Quest’ultimo è stato costretto alle dimissioni senza indagine penale. Ha pesato una questione di opportunità, tale e quale a quella che tocca all’on. Fini. Infine: vergogna – è il monito di Storace al presidente della Camera – per quel passaggio della nota sul fatto che non si tratta di un bene pubblico, quasi a dire che tutti dobbiamo farci i fatti nostri. Sì, vergogna, on. Fini: quel bene è di una comunità e il tuo partito lo ha piazzato ad una società offshore che poi lo ha fatto arrivare, attraverso un’altra società ancora, al tuo cognatino. E tu osi parlare così? Lontano davvero quel tempo in cui si lottava fianco a fianco. Ora, una donazione di una benefattrice, diventa un fatto privato di un partito. Solo per questo ‘argomento’ dovresti chiedere scusa a milioni di italiani che hanno creduto all’idea e si sono fatti infinocchiare da te".
"Se Gianfranco Fini vuole compiere un atto di dignità e non di viltà politica, deve rassegnare le dimissioni da Presidente della Camera. Le sue dimissioni sono ormai inevitabili per due ragioni. Primo: è ormai un caso pubblico, per milioni di cittadini, la scarsa trasparenza della situazione relativa alla casa monegasca, e quelle fornite ieri da Fini sono delle ‘non spiegazioni’". Lo afferma Daniele Capezzone, portavoce del Pdl. "Per altri – prosegue – in circostanze meno gravi, i finiani hanno reclamato dimissioni immediate: noi siamo garantisti, ma ora sta a loro mostrare coerenza rispetto alle loro stesse richieste di poche settimane fa. Secondo: Fini non è più super partes, e da tempo, nella sua funzione di terza carica dello Stato. È inaccettabile – aggiunge ancora – che Fini intervenga quotidianamente nel dibattito politico, per dividere anziché‚ per unire, trasformando una funzione di garanzia in un ruolo di capo fazione che organizza la sua corrente e trama contro il Governo e la maggioranza scelti e confermati dagli italiani. Tutto ciò non è più accettabile. Almeno, ci risparmi lo spettacolo di vedere il solito politico aggrappato alla sua poltrona fino all’ultimo momento possibile".
Le spiegazioni di Fini sulla casa di Montecarlo non hanno convito neanche la vicepresidente del Senato, la radicale eletta nelle liste del Pd, Emma Bonino: "Gli otto punti non mi sono sembrati solidissimi" è il commento laconico.