Ancora un commento con dignità di articolo che vorrei proporre all vostra attenzione. Riapre la questione del voto sull'Afghanistan anche alla luce di quanto deciso dal Consiglio Superiore di Difesa riunito al Quirinale.
Un po' alla chetichella e senza clamore il governo ha stabilito (sarebbe meglio dire, ha subìto) l'invio di aerei, elicotteri e mezzi corazzati oltre a 200 soldati in più. Una chiara sconfessione di quanto disse Prodi appena un paio di settimane fa: "In Afghanistan non un uomo in più".
Poi però c'è stato Mastrogiacomo, l'offensiva di primavera, le polemiche degli alleati e della Nato, il voto al Senato con l'astenzione della Cdl e il governo ha piano piano fatto marcia in dietro. Ha scelto il Quirinale per l'inversione di marcia: al riparo dalle intemperanze di Pecoraro Scanio, Diliberto, Russo Spena e compagnia, che per quieto vivere (e governare) hanno fatto finta di non vedere. Per loro e solo per loro la missione resta di pace.
Il commento che vi propongo ragiona su questi e altri temi...
Il Consiglio Supremo di Difesa ha
deciso di rinforzare il contingente militare italiano in Afghanistan e di
potenziare i mezzi a disposizione, inviando elicotteri e veicoli corazzati.
Bene. Ma questo cosa significa, se non accogliere (almeno in parte) il
contenuto e il senso degli emendamenti presentati in Senato dalla Cdl? E perchè
quegli emendamenti non furono accolti? Semplice: per questioni di politica
interna, cioè per non creare imbarazzi alla maggioranza di centrosinistra che
sostiene il governo Prodi e per non mettere a rischio il sì al rifinanziamento
da parte delle frange radicali e massimaliste della sinistra, che hanno potuto
fingere di restare in pace (è proprio il caso di dirlo) con la propria
coscienza pacifista.
Eppure nessuno dei tanti addetti ai lavori, osservatori neutrali e commentatori
obiettivi di casa nostra si è preoccupato di rilevare questo elementare dato di
fatto. Le succitate "oche del Campidoglio" avevano starnazzato e
gridato allo scandalo, sostenendo che non si possono applicare i parametri
della politica interna ad una missione internazionale, solo quando era stata la
Cdl a optare per l'astensione.
Ma il tempo è galantuomo e mi pare che, a distanza di pochi giorni, i fatti si
siano incaricati di dimostrare la legittimità e la fondatezza della scelta
compiuta a Palazzo Madama da Fi, An e Lega. Una scelta giusta nel merito e nel
metodo.
Nel merito perchè la sciagurata gestione del sequestro-Mastrogiacomo e - più in
generale - gli sviluppi della situazione in Afghanistan suggerivano, anzi
imponevano, di esigere un rilevante aumento di tutte le misure necessarie a
garantire maggiore sicurezza per i nostri soldati. Proprio il Consiglio Supremo
di Difesa, sotto l'occhio vigile del presidente Napolitano, lo ha confermato a
chiare lettere.
Nel metodo perchè il centrodestra aveva il diritto-dovere di scoprire le carte.
Se doppia opposizione deve essere, che doppia opposizione sia. Senza finzioni,
senza trucchi, senza ipocrisie. Berlusconi e Casini non potevano e non dovevano
continuare a comportarsi come separati in Casa (delle libertà). Già da tempo
era indispensabile sbloccare la situazione e decidere: dentro o fuori, divorzio
o - com'è auspicabile e prevedibile - riconciliazione. I centristi andavano "stanati"
e l'occasione del decreto sul rifinanziamento della missione in Afghanistan era
un'occasione da non sprecare. Tanto i nostri Alleati (in primis, Usa e
Inghilterra) sanno perfettamente di chi possono fidarsi e di chi devono,
invece, sospettare e dubitare.
Pazienza, dunque, se il raggiungimento di questi importanti obiettivi è costato
il pistolotto ipocrita e moralista dei soliti campioni del "politicamente
corretto". Quello - ormai lo sappiamo - è un pedaggio che si paga in
ogni caso. Meglio avere la certezza di aver agito secondo gli auspici e le
aspettative del proprio elettorato di riferimento. E' questo che conta per il
futuro.
Enzo Sara
Consiglio Supremo di difesa
La lettura dei fatti mi pare condivisibile e conferma la sostanziale falsità della discontinuità in politica estera così tanto decantata da Prodi e dal Suo Ministro degli Esteri d’Alema.
All’oggi tale discontinuità è difficile da trovare: 1)il ritiro dall’Iraq era già stato deciso anche dal governo Berlusconi; 2) in Afghanistan le due parti sostanzialmente, al di là delle fumosità e discordanze verbali, condividono la presenza; 3)il rapporto privilegiato con la Russia (vedi l’acquisto da parte di Eni ed Enel di alcuni asset strategici di Yukos), continua. Un atteggiamento ipocrita, quello della sinistra, ma che, come in questo caso, è stato verosimilmente condiviso con alcuni esponenti della CDL per non creare eccessivi imbarazzi al Governo nei suoi rapporti con la sinistra massimalista ottenendo in cambio, appunto, tutto ciò che era stato richiesto in Senato.
“Geopoliticando”
http://blog.libero.it/Italiafelix/