Caso Cucchi. Reintegrati i medici del Sandro Pertini, è polemica
30 Novembre 2009
di redazione
Sono stati reintegrati, nel reparto penitenziario dell’ospedale Sandro Pertini, i tre medici indagati per omicidio colposo nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi, il geometra romano di 31 anni, arrestato il 15 ottobre scorso dai carabinieri per detenzione di droga e deceduto una settimana dopo nell’ospedale romano.
La revoca del trasferimento d’ufficio (decisa il 18 novembre scorso) è stata decisa oggi dal direttore generale dell’Asl Rmb, Flori Degrassi. Il provvedimento riguarda Aldo Fierro, responsabile del reparto penitenziario, ed i medici Stefania Cordi e Rosita Caponnetti. Alla base del loro reintegro – si legge nel provvedimento appositamente emesso – le "risultanze dell’indagine interna effettuata dalla Uoc Risk Management aziendale che nella relazione depositata il 30 novembre 2009 ha concluso: ‘Il gruppo audit ha individuato nel carattere improvviso e inatteso del decesso, in rapporto alle condizioni generali del paziente, l’elemento dell’avversità in oggetto delle indagini. L’analisi non ha messo in luce, sul piano organizzativo e procedurale, alcun particolare elemento relativo ad azioni e/o omissioni da parte del personale sanitario con nesso diretto causa-effetto con l’evento avverso in questione. Contestualizza e configura pertanto l’oggetto dell’indagine sotto il profilo dell’evento non prevenibile’".
L’assessore al Bilancio della Regione Lazio Luigi Nieri ha diffuso una nota in cui esprime la contrarietà alla decisione del direttore dell’Asl: "Il reintegro al Pertini dei tre medici indagati per omicidio colposo nell’inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi è un segnale pessimo per tutti coloro che sono impegnati nella battaglia per i diritti. Si tratta di una decisione affrettata e profondamente sbagliata". "È veramente sorprendente – aggiunge – che la Asl concluda la propria inchiesta amministrativa prima di quella penale sostenendo, oltretutto, che la morte di Cucchi sarebbe stata ‘improvvisa e inattesa’. Cosa dovrebbe fare un ospedale se non prevenire un decesso e individuarne le cause?". "Nessuno vuole provvedimenti punitivi nei confronti dei medici prima che si concludano le indagini e quindi il processo – prosegue Nieri – È evidente, tuttavia, che in questo caso è prevalso lo spirito di corpo alla ricerca della verità, nonostante una prima ragionevole decisione di trasferire i medici ad altro incarico. Ancora una volta, di fronte alla ingiusta morte di un ragazzo, la verità e la ricerca della giustizia faticano ad affermarsi".
Ha espresso le sue perplessità anche il consigliere regionale Alessio D’Amato (Pd) che, dopo aver detto che rispetta l’indagine interna, ha evidenziato la necessità di una valutazione indipendente: "È abbastanza raro che lo svolgimento di un’audit interna con personale della medesima Asl possa avere un esito diverso da quello che c’è stato. Data la particolare gravità della vicenda sarebbe stata opportuna una terzietà nella valutazione". Della stessa opinione Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone, che commenta così la decisione di revocare il trasferimento d’ufficio dei medici indagati: "Anche se è giusto aspettare gli esiti dell’indagine giudiziaria per stabilire eventuali colpe, la decisione ci lascia perplessi anche perché era una misura cautelativa nei loro confronti oltre che un provvedimento importante dal punto di vista simbolico perchè dopo aver visto la cartella clinica di Cucchi sia nell’opinione pubblica che nella famiglia erano sorti dubbi legittimi sul trattamento sanitario riservato al giovane detenuto". "Ora – conclude Gonnella – la speranza è che l’indagine giudiziaria faccia luce presto e stabilisca se c’è stata o meno responsabilità penale e professionale".