Caso Englaro. La clinica assicura: “L’iter è sospeso ma morirà qui”

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Caso Englaro. La clinica assicura: “L’iter è sospeso ma morirà qui”

17 Dicembre 2008

L’ammistratore delegato della Casa di cura "Città di Udine", la clinica friulana che si è resa disponibile ad accogliere Eluana Englaro per il suo ultimo viaggio, ha confermato l’arrivo della donna in stato vegetativo permanente dal 1992, spiegando però che al momento l’iter è sospeso per l’intervento del ministro Sacconi.

Claudio Riccobon ha spiegato che Eluana doveva essere trasferita questa mattina "in una stanza privata della Casa di Cura Città di Udine su richiesta del padre, in forma gratuita e con l’assistenza prestata da un’equipe di volontari, affinché quanto stabilito dal decreto della Corte di Appello di Milano fosse messo in atto".

Rivelando che le smentite sull’arrivo della donna a Udine erano finalizzate "a garantire, per quanto possibile un po’ di tutela della riservatezza della signora Eluana Englaro e della sua famiglia", il manager ha sottolineato che "mentre il trasferimento stava per compiersi, il Ministro Sacconi, con una tempestività quantomeno sospetta, inviava un atto di indirizzo alle regioni per ordinare loro che vietassero – a qualsiasi struttura sanitaria – la sospensione dell’alimentazione artificiale alle persone che – come la signora Eluana – si trovano in stato vegetativo permanente".

Per questo, continua Riccobon "si è ritenuto quindi di sospendere temporaneamente l’iter, in attesa che i legali che tutelano la signora Eluana Englaro e la sua famiglia dimostrino che l’incursione del Ministro Sacconi non intacca la validità del decreto che invece autorizza il protocollo assistenziale di distacco dall’alimentazione artificiale".

Non appena il provvedimento del ministro Sacconi si rivelerà inefficace in termini di impedimento all’esecuzione del decreto, come i legali della famiglia Englaro ritengono – conclude l’a.d. Riccobon – la signora Eluana Englaro sarà trasferita da Lecco presso la Casa di Cura Città di Udine, affinché le possano essere prestate le cure richieste per quell’accompagnamento decoroso stabilito dalla Corte di Appello di Milano".