Caso Englaro. La Corte di Strasburgo boccia il ricorso delle associazioni
22 Dicembre 2008
di redazione
La Corte europea per i diritti dell’uomo ha respinto il ricorso presentato sul caso di Eluana Englaro da alcune associazioni per difesa ad oltranza della vita. Per i giudici di Strasburgo l’esposto è "irricevibile".
In appello i giudici del capoluogo lombardo avevano concesso lo stop all’alimentazione della donna (oggi 37enne) in coma irreversibile da quasi 17 anni. E la sentenza era stata poi confermata dalla Cassazione.
Il ricorso era stato presentato un mese fa da alcune associazioni cattoliche di parenti, amici e medici di malati in stato vegetativo o gravemente disabili, e da un’organizzazione per i diritti umani.
Per la Corte di Strasburgo "i ricorrenti non hanno alcun legame diretto con Eluana". Inoltre, il procedimento giudiziario di cui "criticano il risultato e temono le conseguenze, non li tocca direttamente" perché la decisione della Corte d’appello di Milano riguarda "solo le parti direttamente coinvolte e i fatti oggetto della sentenza".
Il giudizio di "irricevibilità" emesso dalla Corte di Strasburgo – si legge in una nota diffusa dalla stessa Corte – riguarda i ricorsi presentati tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre da rappresentanti di persone gravemente handicappate, un’associazione di difesa dei diritti dell’uomo, medici e avvocati.
Tra le prime reazioni, quelle del segretario del Pri, Francesco Nucara che ha lanciato una provocazione: "Dopo la sentenza della Corte Europea, il ministro Sacconi farebbe bene a ritirare la sua circolare. A meno che egli voglia rappresentare il pensiero del Vaticano e non quello di un ministro europeo".
Ribatte l’esponente del Pdl Grabriella Carlucci affermando che "la decisione della Corte per i diritti dell’uomo, di dichiarare irricevibile il ricorso presentato da alcune associazioni italiane sul caso di Eluana Englaro, non cambia assolutamente nulla. Rimaniamo fermamente convinti che nessun giudice possa arrogarsi il diritto di decidere della vita o della morte di un individuo". Peraltro, conclude, la Corte europea si è astenuta dall’entrare nel merito della questione. Credo che sia opportuno astenersi dall’investire tale decisione di significati che – di fatto – non ha".
La pensa diversamente un’altro esponente della maggioranza, Benedetto Della Vedova, anche presidente dei Riformatori Liberali, che si augura che "il governo desista dall’accanimento politico e burocratico nei confronti della famiglia Englaro, nel tentavo di vanificare, per via amministrativa, gli esiti di una sentenza giudiziaria".
Secondo Della Vedova: "Questa desistenza contribuirebbe a chiudere la vicenda in modo ragionevole e coerente con le aspettative dell’opinione pubblica, in parte prevalente convinta che, nelle situazioni di fine vita, occorra il più possibile rispettare la volontà dei pazienti e quella dei loro familiari e guardare con sospetto alla pretesa dell’esecutivo o del legislatore di dettare direttamente le regole di condotta agli operatori sanitari". E conclude: "Una scelta di questo genere -conclude Della Vedova- sarebbe peraltro di buon auspicio per la discussione della legge sul testamento biologico che attende il Parlamento nei prossimi mesi".