Cassazione conferma condanna per aver fatto “saluto fascista” allo stadio
17 Giugno 2009
di redazione
È vietato ai tifosi, specie durante i tafferugli con la polizia, salutare con il ‘saluto fascista’ o ‘saluto romano’ perchè il gesto richiama una ideologia violenta e discriminatrice. Lo sottolinea la Cassazione che ha confermato la condanna (la cui entità non è nota) a un tifoso ultrà dell’Hellas-Verona.
In particolare la Suprema Corte ha respinto il ricorso con il quale l’ultrà del Verona, Luca S.(30 anni), contestava la condanna inflittagli dalla Corte d’appello di Trieste il 6 maggio 2008. I giudici di merito gli avevano contestato la violazione della legge ‘Mancinò, contro la violenza negli stadi, per avere "all’esterno dello stadio ‘Friuli’ di Udine, prima dell’incontro Udinese-Verona, compiuto manifestazioni esteriori (saluto romano) proprie delle organizzazioni o gruppi aventi tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi". Il tifoso, la domenica del 9 dicembre 2001, aveva partecipato agli scontri con la polizia ingaggiati dal suo gruppo di supporter che voleva entrare allo stadio senza avere il biglietto. Gli ultrà avevano marciato in corteo lanciando oggetti contro i poliziotti e facendo il saluto fascista.
Senza successo, in Cassazione, Luca S. ha sostenuto la "natura scherzosa" di quel gesto. Ma la tesi non è piaciuta alla Cassazione che ha confermato il verdetto di colpevolezza emesso in appello in quanto "il ‘saluto romano’ costituisce una manifestazione esteriore che rimanda, per comune nozione storica, all’ideologia fascista, e quindi ad una ideologia politica sicuramente non portatrice dei valori paritari e di non violenza ma, al contrario, fortemente discriminante ed intollerante". I supremi giudici aggiungono, infine, che quel tipo di saluto è memoria di un "regime totalitario che ha emanato, tra l’altro, leggi di discriminazione dei cittadini per motivi razziali".