Cazzola difende Cazzola dal cattivo giornalismo di Report e del Corriere

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Cazzola difende Cazzola dal cattivo giornalismo di Report e del Corriere

20 Febbraio 2012

Lo chiamano giornalismo d’inchiesta; invece è solo un tentativo di prendere di mira qualcuno soltanto perché è considerato un avversario politico. Visto che ne sono stato vittima e che non ho avuto altro modo per farlo sono costretto ad approfittare della mia rubrica per difendermi, spiegando le mie ragioni e ristabilendo la verità dei fatti.

Qualche settimana fa mi ha telefonato un giornalista di Report (di cui non ricordo il nome) e citando un mio progetto di legge mi ha chiesto un’intervista per parlare, a suo dire, di alcuni aspetti che aveva trovato interessanti. Abbiamo preso appuntamento e registrato l’intervista. Il mio interlocutore è partito da lontano. Mi ha chiesto se avevo insegnato diritto della previdenza sociale all’Università. Io ho confermato di aver avuto un contratto per quattro anni con l’Ateneo bolognese, di aver laureato una trentina di studenti e quant’altro. A questo punto è saltata fuori la trappola: la Camera, nella legge n.122 del 2010, ha votato una norma che impone la ricongiunzione onerosa dei contributi previdenziali, anche nei casi in cui prima era gratuita. Perché io, che sono un esperto, non l’ho impedito?

Preso in contropiede, ho provato a spiegare i fatti. Quella norma non era contenuta nel testo iniziale del decreto che la mia Commissione prese in esame per esprimere un parere consultivo. Venne inserita con un emendamento del governo in Commissione Bilancio e finì nel maxiemendamento su cui, in Aula, venne chiesta e votata la fiducia. Anche volendo non avrei avuto nessuna possibilità di intervenire e di modificare la situazione. Inoltre un esperto di previdenza non è un mago e non è in grado di conoscere quali effetti economici può produrre una norma in materia di pensioni (i dati – il numero di pensioni coinvolte, ecc. – li conoscono gli enti previdenziali interessati e la Ragioneria generale, la quale, con la <bollinatura> dei testi, condiziona il processo legislativo, perché il suo sì lo fa procedere, il suo no lo blocca). In quel caso, nella relazione tecnica della Ragioneria era scritto che non erano prevedibili gli effetti economici e quindi non venivano conteggiati.

In sostanza, quell’emendamento (confermato al Senato col voto di fiducia) ha creato non pochi problemi a lavoratori che, durante la vita lavorativa, erano stati iscritti a diverse gestioni, i quali si sono trovati, a dover ricongiungere all’improvviso e in modo (talvolta parecchio) oneroso tali periodi per poter maturare i requisiti sufficienti per la pensione.

Tutta questa vicenda, nell’intervista, veniva caricata su di me, reo di non aver impedito che ciò avvenisse nonostante la mia dichiarata competenza. Io ho provato a spiegare che, subito dopo, mi sono dato da fare per porre rimedio a tale problema. Una mozione a mia prima firma è stata votata all’unanimità dalla Assemblea; un mio progetto di legge, unificato con quello di altri, è stato approvato dalla Commissione Lavoro ed ora è fermo in Commissione Bilancio perché è saltata fuori l’esigenza di una copertura finanziaria di circa 400 milioni l’anno. Per non parlare degli emendamenti infilati inutilmente in altri provvedimenti.

Il video con spezzoni della mia intervista è finito sul Corriere on line (ovviamente tagliando ogni possibile riferimento <a mia difesa>) ed è stato ripreso da un articolo di Milena Gabanelli sullo stesso giornale lunedì scorso. Una mia lettera al direttore che spiegava come erano avvenuti i fatti non è stata neppure presa in considerazione. Nel frattempo è intervenuta il ministro Elsa Fornero, con una lettera al Corriere della sera e con la risposta ad un’interrogazione in Commissione Lavoro della Camera, dichiarando che quella norma abolisce un privilegio e che la sua cancellazione ha un onere insostenibile (1,4 miliardi all’anno a regime). Eppure, da una settimana, sono oggetto di mail di ogni tipo e di commenti velenosi che accompagnano la diffusione dell’articolo e del video del Corriere.

A persone incarognite perché loro richiesto di sborsare un sacco di soldi per la ricongiunzione di periodi contributivi che prima avveniva in modo gratuito, hanno indicato che la colpa dei loro guai è mia, soltanto perché sono un esperto di pensioni e faccio parte della ex maggioranza brutta e cattiva. Giulio Tremonti e Maurizio Sacconi che quella norma hanno messo in sede di conversione di un decreto vengono appena nominati. Ancora una volta svetta Elsa Fornero che, sia pure con qualche forzatura e non poche semplificazioni di una casistica assai complessa, ha parlato di privilegi che è stato giusto abolire.