C’era una volta il dio del fiume, che amava le fiabe e il folklore europeo
11 Settembre 2009
di redazione
Una figura fuori dal comune, un ambiente straordinario con attori di primissima grandezza, insomma uno dei momenti in cui la storia della cultura conosce quei suoi salti in avanti che segnano il trapasso da un epoca a un’altra. In una zona mista fra fine Settecento e inizi del secolo nuovo, l’ambiente è quello germanico che ruota attorno ai fratelli Schlegel, a Fichte, Tieck e ha quale nume tutelare il grande Wolfang Goethe. Siamo perciò agli albori del romanticismo in compagnia di una famigliola, i Brentano, di origine comasca, ma da qualche lustro negli affari dalle parti di Francoforte, che accanto a commercianti e capitani d’impresa non disdegna di coltivare le arti e il bello.
Al lato creativo dei Brentano appartengono senz’altro Bettina e Clemens. La lei, dapprima consorte di un altro genietto del tempo, Ludwig Achim von Arnim, confidente dell’autore del “Faust” e scrittrice, soprattutto dopo essere rimasta vedova, in proprio. Nella maturità addirittura sodale di Carlo Marx. È farina del suo sacco, con molte probabilità, la celebre frase del “Manifesto”, “Uno spettro si aggira per l’Europa”. Il lui, invece, è un autentico enfant terrible, un talentaccio dalle innumerevoli frecce nel proprio arco. Clemens, nell’Ottocentodue, in compagnia di Arnim, s’imbarca sul Reno per un viaggio sulla falsariga di quelli che, qualche anno dopo, renderanno famoso Byron. Il tour vuol essere un’avventura dello spirito e un periplo identitario.
Più di un decennio dopo quell’avventura, lo scrittore mette a fuoco il progetto e così nel 1816 nel parla a un suo editore: “Il piano del libro è il seguente. Un destino fiabesco conduce i bambini di Magonza e la principessa Amelaya sotto il potere e la protezione del vecchio dio del fiume Reno, ed essi abitano come suoi ospiti in un palazzo di cristallo. Un mugnaio, discendente di stirpe di fate, sposa la principessa di Magonza. Seduto sul trono ogni mattina insieme a tutti i cittadini di Magonza soggiorna in riva al Reno, e lì vengono raccontate fiabe su fiabe. Il vecchio dio del fiume infatti ha chiesto una fiaba in cambio di ciascun bambino che egli restituirà alla fine di ogni racconto. Questo è l’inizio… Il primo a raccontare sarà il re di Magonza, che in questo modo libererà la sua sposa… poi sarà la volta di un povero pescatore, che narrando la storia di Marmottina libererà la sua bambina… poi una sarto racconterà una fiaba… per liberare suo figlio…”, eccetera, eccetera. Il libro richiede più impegno del previsto e uscirà in volume solo postumo. Clemens intanto ha seguito il demone della conversione cattolica, tra l’altro trascorre anni al capezzale della monaca Anna Katharina Emmerick, segnata dalle stigmate, di cui annota storie e visioni. La pubblicazione delle fiabe si perde per strada. E al rinvio segue altro rinvio. La prima edizione è di quattro anni successiva alla scomparsa dell’autore. Le “Fiabe del Reno”, ora si possono leggere, ottimamente curate e tradotte in un volume uscito lo scorso anno, peraltro con pochissima eco, per i tipi della Donzelli (pagine 306, euro 30,00).
Brentano amava raccontare le sue storielle a piccoli e grandi e nelle case che abitualmente frequentava. Lo scopo principale della sua vocazione alla storiella orale, si legge nella bandella Donzelli, “era quello del godimento condiviso, nella comunità degli amici”. Un motivo, quest’ultimo, che forse spiega anche il perché sia potuto uscire solo dopo la sua morte.
Le “Fiabe del Reno” sono un capolavoro che non ha bisogno di aggettivi, godibilissimo sia dai minori che dagli adulti.