Colombia, Nobel Esquivel accusa Uribe di governare con il terrore
24 Ottobre 2008
di redazione
"Signor presidente, lei governa con il terrore". E’ netta la presa di posizione del premio Nobel per la Pace, Adolfo Perez Esquivel, contro il presidente della Colombia, Alvaro Uribe, che ha ammesso il ricorso alla forza di polizia contro le migliaia di indigeni che manifestano dal 10 ottobre scorso per chiedere più diritti e più terra.
In una lettera pubblicata oggi dal quotidiano Il Manifesto, Esquivel denuncia la "terribile situazione di violenza e intimidazione che soffrono gran parte dei gruppi sindacali e delle comunità indigene". Quindi condanna la repressione di questi ultimi giorni: "La feroce e inconcepibile repressione della polizia contro la protesta indigena, meglio conosciuta come ‘la mobilitazione indigena e popolare per la resistenza’ che si sta attuando a Maria, 600 chilometri da Bogotà, conferma una volta di più il suo spirito bellicista e poco propenso al dialogo".
Inizialmente, Uribe aveva negato che la polizia avesse aperto il fuoco contro i manifestanti, ma è poi stato costretto ad ammetterlo di fronte alle immagini trasmesse dalla Cnn, che mostrano un uomo in uniforme, con il volto coperto, che imbraccia un fucile M-16, standard per le unità di polizia colombiane, ed esplode tre colpi. Nel video non è chiaro l’obiettivo. L’episodio è stato ripreso la scorsa settimana nella zona sud-occidentale del Paese.
I manifestanti stanno marciando verso la seconda città del Paese, Cali, per chiedere più terra, migliori servizi scolastici e sanitari e più protezione contro le multinazionali, accusate di invadere la loro terra. In due settimane di proteste, almeno quattro manifestanti sono rimasti uccisi e altri 130 feriti, stando a quanto riferiscono i leader delle comunità indigene. Fonti mediche hanno riferito di ferite da armi da fuoco. Da parte sua, il governo ha riferito di 70 agenti rimasti feriti.
"Signor Presidente – continua Esquivel nella sua lettera – dire che ci sono infiltrati alla manifestazione e che hanno attentato contro la polizia è un’ingenuità difficile da credere. In queste manifestazioni i popoli indigeni stanno soltanto reclamando il diritto alle proprie terre, il rispetto all’autonomia delle loro comunità e il compimento degli accordi sottoscritti con il governo che lei presiede. Tutte le organizzazioni e tutti noi che lottiamo per la giustizia e per un mondo di pace alziamo la nostra voce contro la violenza indiscriminata e la brutalità dei suoi metodi repressivi".
fonte: APCOM