Come impedire la fuga delle Partite Iva all’estero
14 Gennaio 2015
di redazione
Forse non tutti sanno che la fuga di cervelli non è solo quella dei giovani ricercatori che vanno all’estero visto come funziona l’università italiana. Sempre più spesso sono le Partite Iva, i giovani professionisti, dai dentisti ai formatori, che lasciano l’Italia in cerca di regimi fiscali meno oppressivi.
Gente che magari fa le valigie non per l’America bensì per l’Albania, dove tasse e balzelli non divorano il reddito in cambio di non si capisce bene quali servizi, visto che parliamo di lavoratori abituati a sgobbare senza le tutele tradizionali e le presunte conquiste del lavoro che valgono per molti ma non per tutti.
In Italia sono qualche milione, in tantissimi ci credono, hanno voglia di fare, ma i diversi governi che si sono succeduti negli anni non si sono mai davvero preoccupati di loro e in ogni caso, quando se ne occupano, il risultato è sempre peggiore delle aspettative, come con l’ultimo milleproroghe.
Il bello è che proprio il Mef fa notare che alla fine del 2014 c’è stato un boom di nuove Partite Iva aperte prima che scattino le tagliole su INPS e minimi.
Benvenga allora la promessa fatta dal premier Renzi di rivedere le norme già dal prossimo consiglio dei ministri. Benvenga l’alzata di scudi del Nuovo Centrodestra, che ha più volte ribadito di voler essere sentinella nell’esecutivo e in parlamento contro le ingiustizia fiscali.
Benvenga l’emendamento al milleproroghe messo a punto dalla portavoce di Ncd, Barbara Saltamartini, per congelare da un lato l’aumento delle ritenute previdenziali (sempre più autonomi scappano dall’INPS) e dall’altro lato per eliminare le storture e rendere più leggera la pressione fiscale.
Benvenga che questa battaglia trovi sponde fra i partiti liberali, il mondo delle associazioni di categoria, e nello stesso Partito Democratico: il presidente della commissione bilancio Francesco Boccia ha ritwittato Saltamartini che spiegava le proposte di Ncd.
Bisogna impedire che i contributi previdenziali per questi lavoratori salgano nei prossimi anni. Bisogna rimettere ordine nel caos dei diversi regimi per cui assistiamo a un continuo travaso di braccia e cervelli da un ente previdenziale all’altro in cerca di margini sempre troppo stretti.
Bisognerebbe infine equiparare vecchi e nuovi lavori facendo scendere i contributi per tutti, che vuol dire dare più opportunità. Del resto in molti nel variegato popolo delle partite Iva si chiedono se i contributi versati li rivedranno mai e sotto quali forme. Tanti professionisti sentono di essere penalizzati rispetto ad altre categorie e alcuni sospettano che, in fondo, si tratta solo di pagare le pensioni a chi ce le ha già.
Si impoveriscono, non hanno certezze per il futuro. Eppure continuano a rimboccarsi le maniche e a tirare dritto per conto loro. Beh, a un certo punto non verrebbe in mente anche a voi di fare la valigia e dire bye bye Italia?