Conferenze stampa, l’impossibile parità tra il Grande Fratello e i Beatles

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Conferenze stampa, l’impossibile parità tra il Grande Fratello e i Beatles

03 Aprile 2008

Delusi dall’edizione 2008 del Grande Fratello? Non preoccupatevi: potete sempre rifarvi con le conferenze stampa dei candidati premier alle prossime elezioni politiche, tuttora in onda in prima serata su Rai Due. Esattamente come nel più celebre dei reality show, compaiono in sequenza di fronte alle telecamere individui della cui esistenza altrimenti difficilmente avremmo avuto contezza, impegnati a sfruttare al meglio il loro momento di celebrità.

Gli illustri sconosciuti, o poco più, che hanno seguito Berlusconi e Veltroni nella programmazione di Rai Due, sono ben consapevoli di aver vinto un terno al lotto, cinquanta minuti tutti per loro sulla seconda rete nazionale: tutto merito degli astrusi regolamenti della par condicio, che finiscono per avallare le velleità esibizionistiche di chiunque si presenti a competere per lo scettro di primo ministro (esattamente come nell’inverosimile caso della DC di Pizza, che rischiava di vedere avallate le proprie rivendicazioni a discapito della stessa prassi democratica).

E allora, che esibizione sia. Proprio come in un altro reality trasmesso da Rai Due (sinora, a dire la verità, senza molto successo), i candidati affrontano una giuria alla quale spetta l’arduo compito di verificare se proprio loro siano in possesso del “fattore X”, quello che permette di “sfondare” nel mondo dello spettacolo – pardon, della politica. Ad ascoltare le folcloristiche dichiarazioni di certi protagonisti delle conferenza stampa vengono in mente i provini del “casting” del GF%3A quelli, per capirci, che le Iene e Striscia La Notizia non vedono l’ora di ripescare, appena i concorrenti abbiano acquistato maggiore notorietà, per ricordare al pubblico la loro performance di fronte ai selezionatori. “Ma perché dovremmo scegliere proprio te?” “Beh, perché sono simpatico, ho personalità, con me non ci si annoia mai…”: il tenore delle risposte è più o meno quello.

E difatti, tra i giornalisti che si trovano a provocare e raccogliere le affermazioni dei politici aleggia un sentimento comune, visibile persino attraverso il filtro delle telecamere: una sorta di incredulità, che traspare tanto dalle loro domande (quasi tutte improntate alla formula “ma lei davvero sostiene che….”), quanto, in seguito, dai loro volti (quando capiscono che sì, il candidato premier sostiene davvero quel che si pensava). Perché non si crederà mica che le domande poste al leader della lista Grilli Parlanti o a Marco Ferrando del Partito Comunista dei Lavoratori siano le stesse che erano state rivolte al Cavaliere o a Veltroni, o che attendono Casini o Bertinotti: qui, nel migliore dei casi, si cerca di fare un po’ di chiarezza, a beneficio degli elettori, in programmi che se va bene non hanno né capo né coda, e se va male auspicano la rivoluzione mondiale permanente del proletariato. I cronisti impegnati a fare ordine nella selva dei partiti sfoggiano così un’attenzione quasi entomologica, non solo per le idee e le promesse dei candidati, ma per le loro stesse persone, visibilmente poco avvezze alla posizione che hanno così fortunosamente guadagnato, nonostante i generosi sforzi di mostrare disinvoltura e dimestichezza con le telecamere.

Quanto basta per mostrare, una volta di più, tutti i limiti della par condicio, che vuol livellare ciò che non è livellabile. La televisione non può (e forse non deve) colmare una dissimmetria informativa che è indice di una dissimmetria politica. Quando le viene imposto di farlo, come nella barbara pratica delle conferenze stampa “uguali per tutti”, finisce per mostrare in maniera ancora più palese quale sia il divario tra le forze politiche; le quali, mentre si vorrebbero presentare tutte insieme, con lo stesso peso, lo stesso spazio e la stessa attenzione, fanno lo stesso effetto dei concorrenti del Grande Fratello accostati ai Beatles – che giustamente li guarderebbero dall’alto in basso.