Convalidato l’arresto per il francese che ha ridotto in fin di vita la bimba
23 Luglio 2008
di redazione
È stato convalidato l’arresto di Julien Monnet il turista francese che sabato scorso ha ridotto in fin di vita la figlia di quattro anni sbattendole violentemente la testa più volte sul selciato davanti al sacrario del Milite Ignoto. Il gip Claudio Carini ha poi disposto che il francese sia trasferito in un centro clinico.
Era arrivato stamattina al carcere di Regina Coeli a Roma l’avvocato di Julien Monnet. L’avvocato Michele Gentiloni Silveri, che ha ricevuto l’incarico dall’ambasciata di Francia assisterà Monnet nell’udienza di convalida dell’arresto prevista per questa mattina e che sarà tenuta dal gip
Intanto, sono ancora gravi le condizioni della bimba francese di quattro anni ricoverata all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.
Fabienne Verdeille, la compagna di Julien Monnet, il trentasettenne francese che sabato notte ha pestato la figlia Luna fino al coma, ha trentadue anni e dalla Turchia, dov’era in vacanza con la sorella, è arrivata a Roma due giorni fa, dopo essere passata a prendere a Parigi la madre e il suo compagno. «La mia è una tragedia umana e familiare» aveva detto la mamma della piccola Luna. Che ha confermato ai carabinieri disagi psichici e terapia farmacologica a cui si sottopone da tempo Monnet. Fabienne Verdeille, nata a febbraio 1976, figura tra i componenti del comitato d’impresa di Tele France 1.
Appena arrivata nella capitale, il sindaco Gianni Alemanno le ha fatto pervenire i suoi saluti mentre l’assessore comunale alla Scuola e all’infanzia, Laura Marsilio, le ha offerto l’ospitalità del Campidoglio e «ogni cosa che possa facilitarle il soggiorno».
Ecco, brevemente, come sono andate le cose. Sabato notte alcuni passanti hanno sentito il pianto della bambina e hanno visto l’uomo mentre la strattonava con violenza. A questo punto è intervenuta una vigilessa, Anna Esposito, ma alla vista della vigilessa il padre ha perso completamente il controllo e ha sbattuto per tre volte la testa della piccola contro i gradini di marmo, tenendola per i capelli. Poi ha cominciato a picchiare da solo la testa contro il muro, come a volersi punire.