Corea del Nord. Clinton: “E’ rimasta sola. Faremo più pressioni”

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Corea del Nord. Clinton: “E’ rimasta sola. Faremo più pressioni”

23 Luglio 2009

La Corea del Nord non è disposta a proseguire con i colloqui a sei sul disarmo nucleare. Lo ha detto oggi l’ambasciatore itinerante di Pyongyang Ri Hong Sik, in conferenza stampa a Phuket, in Thailandia, dove è in corso la conferenza sulla sicurezza dell’Asean. I colloqui con Usa, Russia, Cina, Giappone e Corea del Sud potranno riprendere, ha aggiunto, solo quando cesserà "l’atteggiamento ostile" degli Stati Uniti.

Il segretario di Stato americano Hillary Clinton ha fornito oggi assicurazioni ai paesi del Sud Est asiatico circa l’impegno di Washington a esercitare pressioni sulla Corea del Nord in modo che rinunci al suo programma nucleare militare, a partire da nuove sanzioni dell’Onu. "Gli Usa non trascureranno alcun mezzo che possa convincere la Corea del Nord a rinunciare al suo programma nucleare e a normalizzare le sue relazioni con la comunità internazionale", ha detto la Clinton partecipando al Forum sulla sicurezza dei paesi membri dell’Asean (ovvero quelli del Sud Est asiatico).

Va proprio in questa direzione il piano cui sta lavorando la Corea del Sud, insieme alle altre nazioni coinvolte nei colloqui a sei, che prevede l’offerta di incentivi a Pyongyang in cambio della piena rinuncia al nucleare. L’iniziativa è stata anticipata da Kim Sung-hwan, segretario presidenziale per gli affari esteri e la sicurezza di Seul, secondo cui le recenti sanzioni seguite all’esperimento nucleare di maggio "stanno lasciando il segno sulla leadership nordcoreana", una situazione che potrebbe riportare il regime comunista al tavolo dei negoziati sul disarmo. "La Corea del Nord è attualmente in una fase di sanzioni – ha dichiarato Kim -, ma le altre cinque nazioni coinvolte nei colloqui stanno vagliando una serie di proposte da offrire una volta che la fase punitiva sarà conclusa". "I preparativi saranno ultimati quando le attuali misure restrittive avranno fatto il loro corso", ha aggiunto l’alto funzionario di Seul, spiegando inoltre che un’intesa di massima sul pacchetto di incentivi da offrire a Pyongyang è stata raggiunta il mese scorso durante il vertice tra il presidente americano Barack Obama e il suo omologo sudcoreano Lee Myung-bak.

La Clinton ha poi fatto riferimento esplicito alla risoluzione dell’Onu 1874 che regola i rapporti commerciali via mare di Pyongyang col resto del mondo e istituisce sanzioni contro chi tenti di evitare i controlli. Tale risoluzione, ha detto, va attuata rigorosamente. "La Corea del Nord non ha amici che la proteggano nella comunità internazionale", ha detto ancora il segretario di Stato americano, aggiungendo di non vedere segni tangibili di cambiamenti di rotta da parte di Pyongyang. Il capo della diplomazia di Washington ha aggiunto che "il continuo perseguimento da parte della Corea del Nord delle sue ambizioni nucleari certamente accrescerà le tensioni nella penisola coreana e potrà provocare una corsa alle armi nella regione". "Voglio chiarire – ha concluso la Clinton – che gli Stati Uniti non cercano alcun tipo di azione offensiva contro la Corea del Nord".

Intanto, è stata confermata dalla Farnesina la notizia che il blocco della vendita di due yachts, destinati alla Corea del Nord, è stata una decisione "politica" presa sulla base delle risoluzioni Onu relative alle misure contro Pyongyang per i test nucleari. Una decisione scattata nelle scorse settimane quando è stato deciso il sequestro dei due panfili che secondo le prime ricostruzioni sarebbero stati destinati al leader della Corea del Nord, Kim Jong-Il.

I due yachts – il modello 95 (30 metri di lunghezza e stazza da 105 tonnellate) e quello 105 (31,4 metri e 122 tonnellate) – erano stati infatti ceduti, tramite una società austriaca, ad una cinese che, a sua volta, sarebbe collegata al leader nordcoreano. In particolare l’ordinanza cautelare, assunta dal ministero per lo Sviluppo economico che di fatto ha bloccato la vendita attraverso il sequestro delle autorità di polizia e della Guardia di Finanza, è stata presa – spiegano fonti tecniche – sulla base dell’articolo 4 del regolamento comunitario (il 329 del 2007) che ha recepito la risoluzione Onu 1718. E che fissa esplicitamente il divieto di "esportazione di veicoli di lusso per il trasporto di persone, aerei, terrestri o marittimi". Da parte italiana si sottolinea che la decisione va nella giusta direzione: attuare le misure previste quando ci si impegna a sottoscrivere una risoluzione Onu.