Coree. Manovra Seul-Usa: Pyongyang minaccia l’uso dell’atomica
24 Luglio 2010
di redazione
La Corea del Nord minaccia il ricorso alle armi nucleari come reazione alle esercitazioni militari congiunte di Stati Uniti e Corea del Sud che da domani (e fino a mercoledì) prenderanno il via nelle acque del mar del Giappone.
"L’esercito e il popolo della Corea del Nord contrasteranno legittimamente con il loro potente deterrente nucleare, la più grande manovra di guerra nucleare di sempre che sta per essere messa in scena dagli Stati Uniti e dalle forze dello Stato fantoccio della Corea del Sud", ha ammonito l’agenzia ufficiale del regime Kcna, rilanciando la dichiarazione della Commissione nazionale di Difesa, l’organo istituzionale più alto e potente presieduto dal ‘caro leader’ Kim Jong-il.
Poche ore dopo la chiamata anti-Pyongyang del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, che in Vietnam, durante il Forum sulla sicurezza regionale (Arf) dell’Asean ad Hanoi, ha invitato i partecipanti a varare la stretta alle sanzioni contro il regime, il Nord ha minacciato una "risposta fisica" come reazione alle manovre militari considerate una "violazione della sovranità". Mentre poi, in aggiunta all’arma nucleare, il regime ha annunciato "una guerra sacra di rappresaglia".
Le esercitazioni di domani sono la prima risposta di Seul e di Washington all’affondamento della corvetta sudcoreana Cheonan e della morte di 46 uomini d’equipaggio, di cui il Nord (anche se ha smentito più volte) è ritenuto responsabile. E rientrano nella più ampia serie di misure per "colpire il comportamento aggressivo", come ha rilevato pochi giorni fa in Corea del Sud, l’ex First Lady americana durante l’annuncio delle sanzioni mirate "a colpire direttamente" i vertici di Pyongyang.
A tal proposito, lo schema definitivo sarà pronto in poche settimane, ma nel mirino sono subito finiti i conti correnti riconducibili ai vertici del regime e ritenuti al servizio delle attività illecite e del commercio di armi: sono più di 200, al momento, quelli individuati in Cina, Russia, Europa Orientale e Paesi in via di sviluppo, in base a quanto riferito dalla stampa sudcoreana. Scopo dell’amministrazione americana è stringere il cerchio intorno allo stesso leader Kim Jong-il, che si ritiene abbia fondi per almeno 4 miliardi di dollari custoditi in conti segreti di banche in Svizzera, Lussemburgo e Liechtenstein.
A Hanoi, dopo un lungo lavoro diplomatico, i 27 ministri degli Esteri (dell’Asean, delle potenze regionali come Cina, Giappone, e Usa, insieme a Unione europea e Canada) partecipanti al Forum sulla sicurezza regionale (Arf), hanno espresso in tarda serata "profonda preoccupazione" per la tragedia della Cheonan, senza attribuire responsabilità dirette alla Corea del Nord, ricalcando in pieno il tenore della dichiarazione presidenziale del Consiglio di Sicurezza dell’Onu del 9 giugno scorso, sempre sulla stessa questione. I ministri, in base alla nota diffusa, "hanno sottolineato l’importanza di mantenere la pace e la stabilità nella penisola coreana e nella regione, e hanno invitato tutte le parti interessate a risolvere le controversie con mezzi pacifici". Ribadito, come fatto dalla dichiarazione Onu, "il sostegno alla denuclearizzazione completa e verificabile della penisola coreana e incoraggiato le parti a tornare ai colloqui a Sei", finalizzati al disarmo del Nord e in stallo da dicembre 2008.
Intanto, in attesa dell’avvio ufficiale delle esercitazioni, l’allerta delle truppe di Seul è massima: le attività di osservazione lungo la linea smilitarizzata che separa le due Coree è aumentata allo scopo di rilevare eventuali ‘anomaliè, ha fatto sapere in giornata il comando militare.