Coree. Usa: “La Cina faccia pressioni su Pyongyang per stop a provocazioni”
28 Novembre 2010
di redazione
Gli Stati Uniti ritengono che la Cina deve spingere la Corea del Nord a fermare le proprie provocazioni e ad agire in modo responsabile nell’interesse della pace. Lo afferma un portavoce del Dipartimento di Stato, sottolineando che gli Usa si stanno consultando con la Corea del Sud e il Giappone sulla proposta cinese di trattative d’emergenza sulla crisi della Corea del Nord.
La Corea del Nord ha schierato missili terra-terra e terra-aria sulle rampe di lancio puntate sul Mar Giallo, dove oggi sono iniziate le manovre militari congiunte navali e aeree degli Stati Uniti e della Corea del Sud. Nel tentativo di allentare le tensione, altissima da martedì scorso, quando quattro persone sono state uccise da un bombardamento nordcoreano contro un’isola sudcoreana, la Cina ha proposto una tornata straordinaria dei colloqui a sei (le due Coree, la Cina, gli Usa, il Giappone e la Russia). Seul ha risposto tiepidamente alla proposta, affermando che "non è il momento" di riprendere i colloqui mentre la priorità è di contenere l’ aggressività della Corea del Nord.
Il presidente Lee Myung-bak, aspramente criticato in questi giorni per la risposta debole e incerta che il suo governo ha dato all’ attacco, ha detto all’ inviato cinese Dai Bingguo – che si aspetta dalla Cina "un maggiore equilibrio" e un "maggiore impegno" per convincere alla moderazione i suoi alleati nordcoreani. Pyongyang non ha dato segni di voler ammorbidire la sua posizione. Oggi l’ agenzia Kcna ha minacciato una reazione "spietata" se "verrà violata la nostra sovranità".
Ieri, il Nord aveva espresso il suo "dispiacere" per la morte di due civili sudcoreani nell’ attacco di martedì, ma aveva anche accusato Seul di averli usati come "scudi umani". Senza far cenno alla crisi in corso, i mezzi d’ informazione di Pyongyang riferiscono delle intense attività del leader supremo Kim jong-il e del suo terzo figlio ed erede designato Kim Jong-un, i quali hanno visitato fabbriche e scuole in quello che a Seul viene interpretato come un segno di soddisfazione per la "vittoria" riportata nell’attacco di martedì.
Chiamando i "sei" ad una riunione di emergenza, che si dovrebbe tenere a Pechino nei primi giorni di dicembre, la Cina non ha chiarito se Pyongyang abbia dichiarato la sua disponibilità. Il ministero degli esteri di Pechino ha annunciato che un alto dirigente nordcoreano, il presidente dell’ Assemblea Suprema del Popolo (il Parlamento) Choe Tae-bok si recherà in visita in Cina martedì prossimo. In una dimostrazione di confusione che ha rafforzato i dubbi dell’ opinione pubblica sull’ efficienza dell’ esercito, il comando sudcoreano oggi ha prima ordinato e poi revocato l’ evacuazione dell’ isola di Yeonpyeong, che è stata colpita dal bombardamento di martedì. In seguito ha invitato i giornalisti ad abbandonare l’ isola affermando di «non poter garantirè la loro sicurezza.
Un’allarme è stato lanciato per "colpi di artiglieria provenienti dalla Corea del Nord" che poi si sono rivelati tiri partiti per errore dai cannoni sudcoreani. A Seul la situazione è tranquilla. In una domenica fredda ma soleggiata, la gente si è riversata come d’ abitudine nelle zone commerciali della capitale. La preoccupazione per nuovi eventuali attacchi nordcoreani si è espressa sui giornali e sui siti web, dove sono cominciate a circolare informazioni sui quasi quattromila rifugi sotterranei della capitale. Nei giorni scorsi ci sono state a Seul, che ha 10 milioni di abitanti e si trova a meno di cento chilometri dal confine sul quale sono schierate le batterie di missili nordcoreane, almeno quattro manifestazioni contro la Corea del Nord e contro la "debolezza" del governo.
Un quotidiano, il Donga Ilbo, ha pubblicato un sondaggio secondo il quale il 45% dei sudcoreani vorrebbe una risposta "forte" al Nord, "anche se questo dovesse portare a nuovi scontri armati". L’ attacco di martedì giunge dopo che in marzo una corvetta sudcoreana era stata affondata provocando la morte di 46 marinai. Seul ha accusato la Corea del Nord ma non ha intrapreso azioni punitive se si esclude la riduzione, e ora la sospensione totale, degli aiuti umanitari. Alle manovre iniziate oggi, che secondo Washington dovranno servire a "rafforzare la deterrenza" verso Pyongyang, partecipa la portaerei a propulsione nucleare George Washington, che trasporta quasi seimila uomini e 75 jet da combattimento, affiancata da almeno altre quattro navi da guerra americane. La Corea del Sud, secondo l’ agenzia Yonhap, ha messo in campo tre cacciatorpediniere, fregate e aerei anti-sommergibili.
Le pressioni giungono nello stesso giorno in cui le rivelazioni di Wikileaks comparse sul New York Times assicurano che Pyongyang abbia venduto all’Iran sofisticati missili in grado di colpire l’Europa occidentale. Teheran avrebbe ottenuto 19 missili dalla Corea del Nord, secondo un documento di Wikileaks datato 24 febbraio 2010 e riportato dal Nyt: i missili – avvertono i diplomatici americani – potrebbero dare per la prima volta all’Iran la capacità di colpire una capitale europea o Mosca e la loro avanzata propulsione può accelerare lo sviluppo iraniano di missili balistici intercontinentali. Su richiesta dell’amministrazioen Obama – afferma il quotidiano – il New York Times ha deciso di non pubblicare il testo completo del documento.