Corte suprema cinese: “Meno condanne a morte”
03 Settembre 2007
di redazione
Il numero di condanne a morte comminate in Cina nel 2006 è il più basso del decennio e un’ ulteriore riduzione si verificherà nell’anno in corso. Almeno secondo il vicepresidente della Corte Suprema cinese Jiang Xingchang.
Dal primo gennaio tutte le condanne alla pena capitale devono essere confermate dalla Corte Suprema cosa che, secondo avvocati e giudici cinesi, porterà inevitabilmente ad una loro netta diminuzione.
“Tra i casi esaminati tra gennaio e luglio – sostiene Jiang nell’intervista pubblicata dal settimanale Outlook – quelli non approvati rappresentano una proporzione relativamente alta”.
Il magistrato non ha menzionato alcuna cifra, dato che in Cina il numero delle condanne a morte è considerato un segreto di Stato. Jiang ha affermato che se la Corte Suprema non avesse l’ ultima parola molte condanne sarebbero state approvate dai Tribunali Provinciali, più inclini a comminare la pena capitale.
“La nostra politica – afferma il vicepresidente – è quella di mantenere la pena di morte ma di controllarne severamente l’ applicazione, di usare cautela nel comminarla”. In Cina, dove l’opinione pubblica è tradizionalmente favorevole alle punizioni severe, hanno fatto scalpore un paio di casi, emersi nel 2005 e 2006, nei quali è risultato chiaro che i condannati a morte erano innocenti.
Secondo le organizzazioni umanitarie internazionali, le condanne a morte in Cina sono tra le 5000 e le 12mila all’anno.