Crisi. Confindustria taglia stime del Pil italiano, persi 540mila posti di lavoro
16 Dicembre 2010
di redazione
"L’Italia delude", sul fronte dell’uscita dalla crisi "ancora una volta rimane indietro". È l’analisi del centro studi di Confindustria che ha limato al ribasso le stime del Pil, prevedendo che la crescita si fermerà al +1% nel 2010 (rivisto dal +1,2%) ed al +1,1% nel 2011 (dal +1,3%). Per gli economisti di via dell’Astronomia in Italia "la malattia della lenta crescita non è mai stata vinta", "il confronto con la Germania è impietoso".
"L’Italia, ancora una volta, rimane indietro, replicando la cattiva performance che ha manifestato dal 1997 in avanti", indica il Centro studi di Confindustria. Che nel rapporto di dicembre sottolinea: "Aumenta il conto delle riforme mancate o incomplete o inadeguate rispetto a quanto realizzato dai partner-concorrenti", come la Germania. Perchè "il miracolo tedesco ha poco del miracoloso e molto del faticoso. Non è un fuoco di paglia", non è "nè accidentale nè episodico" ma "frutto dei mutamenti strutturali". L’Italia invece «delude. La frenata estiva e autunnale è stata decisamente più netta dell’atteso e il 2010 si chiude con produzione industriale e Pil quasi stagnanti. La malattia della lenta crescita non è mai stata vinta, come la migliorata dinamica della produttività nel 2006 e nel 2007 aveva lasciato sperare. Il comportamento durante la crisi ha dissipato ogni dubbio al riguardo».
Con la crisi, dal primo trimestre 2008 al terzo trimestre 2010, il numero di occupati in Italia è diminuito di 540mila, senza contare le ore di Cig che hanno un impatto pari a 480mila unità di lavoro. Lo calcola il centro studi di Confindustria, stimando che "il numero delle persone occupate continuerà a diminuire nel 2011", con un calo atteso dello 0,4%. Il tasso di disoccupazione toccherà il 9% nel quarto trimestre 2011, e "inizierà a scendere molto gradualmente nel corso del 2012". Il numero dei disoccupati è ad ottobre 2010 (2,167 milioni) «più del doppio rispetto ad aprile 2007.
Con la crisi "la contrazione economica è stata violenta: -6,8% il Pil da massimo a minimo, 35 trimestri perduti". Lo sottolinea il Centro studi di Confindustria sottolineando che "il recupero si dimostra indeciso e lentissimo: +1,5% finora". Così, spiegano gli economisti di via dell’Astronomia nel rapporto di autunno, "non si ritornerà sui valori prerecessivi che nella primavera del 2015. Per riagguantare entro la fine del 2020 il livello del trend, peraltro modesto, registrato tra 2000 e 2007, l’Italia dovrebbe procedere d’ora in poi ad almeno il 2% annuo". Un obiettivo "raggiungibile in un arco di tempo ragionevole, come insegna la lezione tedesca, entro il 2012 secondo gli stessi documenti governativi". Ma "per coglierlo gli strumenti messi in campo appaiono insufficienti".