Crisi. La GB in shock: sterlina quasi pari all’euro
11 Dicembre 2008
di redazione
L’incubo di ogni britannico della parità euro-sterlina si sta poco a poco realizzando. La sterlina continua ad inabissarsi e tocca nuovi minimi record nel cross con l’euro, avvicinandosi a quota 90 pence. La moneta britannica è infatti scesa fino a quota 89 pence per euro (da 88,08 pence di ieri) per la prima volta dall’introduzione della valuta unica.
Al di là, infatti, dei tassi di cambio ufficiali – oggi la sterlina ha fatto registrare il nuovo minimo storico sulla moneta unica, che vale 1,12 ‘pound’ – i chioschi cambia valuta del Regno Unito hanno iniziato a offrire tassi molti vicini alla parità. Se poi si mettono in conto le commissioni, alcuni turisti britannici si sono visti addirittura tornare in dietro meno banconote di quelle consegnate.
La picchiata della moneta con la Regina, fino al quasi-pari con l’odiato euro, è un vero e proprio shock per i sudditi di sua Maestà, che solo un anno fa erano abituati a comprare 1,40 euro per ogni sterlina versata. E se si torna indietro sino al 2000 la forza d’acquisto lievita a 1,75, il picco massimo mai raggiunto dalla moneta britannica.
Tempi d’oro che paiono oggi lontani un secolo. "Un’agenzia di cambio vicino al terminal degli Eurostar di Londra vendeva ieri l’euro a 1,03", scrive oggi il Times dedicando la prima pagina alla vicenda.
"Questo significa che una cena per due a Parigi del valore di 80 euro costa oggi 77 sterline, contro le 59 di un anno fa". Una realtà messa in evidenza a cinque colonne anche dal tabloid Daily Mail: "All’aeroporto londinese di Luton venivano offerti 1,04 euro per una sterlina: se si aggiunge la commissione, 4,5 sterline, consegnando 100 ‘pound’ si ottengono solo 99 euro".
"È difficile dire dove ci fermeremo", ha detto al Times Peter Spencer, professore di finanza all’università di York. Se la banca d’Inghilterra continuerà infatti a ridurre i tassi d’interesse, e molti economisti sono convinti si arriverà persino allo 0%, gli investitori non faranno altro che portare i denari verso altri lidi – in Europa il tasso è ad esempio del 2,5%, contro l’attuale 2% del Regno Unito – trascinando la sterlina sempre di più verso il basso.
Una vittoria per la moneta unica. Quando venne introdotta nel 1999, ricorda il Times, venne ridicolizzata dagli esperti che la soprannominarono ‘toilette currency’, moneta da gabinetto. A distanza di dieci anni il panorama non potrebbe essere diverso.
Con la Gran Bretagna decisa a portare il suo debito pubblico al 57% pur di battere la crisi internazionale che sta destabilizzando la sua economia, "l’area euro – sottolinea ancora il Times – sembra offrire agli investitori maggiori prospettive, ancorchè appesantita da stati-zavorra come Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna", afferma il giornale. Ma non è finita.
Il crack della sterlina potrebbe avere effetti sino ad ieri impensati. Solo dieci giorni fa il presidente della Commissione europea Jose Manuel Durao Barroso aveva rivelato in un’intervista alla radio francese Rtl che alcuni politici britannici starebbero pensando di adottare la moneta unica per contrastare gli effetti della crisi economica. Affermazioni categoricamente smentite da Downing Street per bocca di un portavoce: "La nostra posizione sull’euro resta la stessa, non ci sono cambiamenti". Ma le polemiche e i dubbi appaiono destinati ad aggravarsi.