Crisi. Marini spera in dialogo con FI
01 Febbraio 2008
di redazione
Quando parla di consenso “ampio” è chiaro
che Franco Marini guarda soprattutto a Forza Italia.
E quando
dice che l’impegno che gli è stato affidato dal presidente della
Repubblica di cercare una maggioranza che sostenga un governo che
riformi la legge elettorale è “gravoso, ma non impossibile”
probabilmente pensa a quel canale di dialogo che vuole tentare di
riaprire con il partito di Silvio Berlusconi in vista dei
colloqui che avrà all’inizio della settimana prossima.
Ieri nello studio di palazzo Giustiniani sono sfilati i
‘piccoli’. I ‘big’ saranno ascoltati a inizio della settimana
prossima: allora toccherà ad An, Pd e Forza Italia. Marini, che
nelle consultazioni è affiancato dal presidente della commissione
Affari Costituzionali del Senato, nei suoi colloqui parte dalla
cosiddetta ‘Bozza Bianco 2’, quel testo che aveva ‘conquistato’
Udc, Sd e Rifondazione Comunista ma che aveva mandato in stand by
il dialogo con Forza Italia.
Il presidente del Senato avrebbe spiegato che se il voto
congiunto viene considerato ‘intangibile’, margini di trattativa
ci sarebbero però sull’ampiezza dei collegi e sul sistema
relativo proprio a palazzo Madama. Per ora Marini cerca di capire
principalmente se ci sia almeno una volontà di mettere mano alla
legge elettorale, per poi entrare nel merito del testo.
Nel Pd, intanto, si guarda ancora all’Udc per trovare un accordo
più ‘tedesco’: ipotesi caldeggiata ancora da Massimo D’Alema. Ma,
viene spiegato in ambienti ex popolari vicini al presidente del
Senato, la sensazione è che i ‘centristi’ alla fine “non faranno
quel passo in avanti necessario”. Il canale resta aperto,
comunque. Oggi la delegazione centrista sarà ricevuta da
Marini. Ma soprattutto, in queste ore, si sarebbe cercato di
riaprire quel flusso di dialogo con Forza Italia che la crisi del
governo Prodi ha bruscamente interrotto. Per questo sarebbe
tornata in campo quella che alcuni definiscono la bozza Bianco
ter, altri la Vassallo-Quagliariello (dal nome dei due tecnici di
Veltroni e Berlusconi). In pratica si tratterebbe dell’ipotesi di
accordo che il Pd aveva ‘sottoposto’ agli azzurri prima del 21
gennaio. Uno ‘spagnolo’ un po’ più proporzionale, con
circoscrizioni piccole, l’assegnazione dei seggi su base
circoscrizionale, liste al massimo di otto candidati e,
soprattutto, un ‘premietto’ del 4% alla lista che ottiene più
voti.
Su quella base, dicono da ambienti veltroniani, “si era arrivati
vicini a un accordo, quindi perché non si dovrebbe ripartire da
lì?”. Il senatore di Forza Italia Gaetano Quaglieriello, nega che
il suo partito abbia mai sottoscritto tale accordo. “Se una nuova
proposta verrà avanzata – afferma – è nostro dovere esaminarla
con la stessa attenzione e serietà avuta in passato. Ma non
esiste una proposta da noi corretta e tanto meno approvata”.
Dentro Forza Italia, d’altra parte, si fanno ragionamenti molto
pragmatici basati sulle cifre a disposizione. Una proiezione
pubblicata oggi sul ‘Sole24ore’, viene fatto notare, prevede che
anche con l’attuale legge elettorale Fi avrebbe al Senato come
minimo 11 senatori in più, quindi 169. “Se ci fosse a palazzo
Madama un premio di maggioranza nazionale del 55% come alla
Camera – si spiega da Fi – questo si tradurrebbe in 170 senatori.
Praticamente per noi non cambia niente. Se poi si considera che i
nostri sondaggi di senatori in più ce ne attribuiscono almeno 16,
si capisce che per noi l’asticella dell’accordo non può che
essere alta”. Insomma, è la conclusione “per noi non c’è
alternativa alle urne”.
(Apcom)