Crisi. Passera: “Malgrado il credito, a rischio 250mila aziende”
02 Novembre 2009
di redazione
"Oggi l’Italia vive un momento, oggettivamente, di grandi difficoltà". A sottolinearlo è l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Corrado Passera che, incontrando i piccoli e medi imprenditori della provincia di Como nella sede della Confindustria lariana, parla a lungo della congiuntura in cui si trova il tessuto economico del Paese.
In momenti come questi, sottolinea Passera "i sistemi coesi ce la fanno", mentre "quelli sfilacciati" rischiano di soccombere. L’Italia, ha ricordato, in passato ha dimostrato più volte "la capacità di fare sistema in momenti difficili". L’amministratore delegato, venuto a Como, sua terra natale, per presentare un accordo della banca con gli industriali locali per garantire crediti alle pmi, non ha nascosto le strettoie del sentiero che il sistema bancario si trova a dover percorrere: "Siamo in un momento di minimo storico dei margini bancari – ha detto – e di massimo storico del costo del credito".
"Il problema del credito – ha rimarcato – è molto sentito: c’è un grandissimo numero di aziende che non hanno problemi, ma c’è anche una fascia in grandissima difficoltà. Il numero cresce: fosse solo il 5% di 5 milioni stiamo parlando di 250mila aziende a rischio di sopravvivenza". "Se anche il credito funzionasse al meglio – ha aggiunto – non basterebbe a risolvere il problema che si chiama crescita e domanda insufficiente dell’economia". "Ci sono accenni – ha proseguito Passera – di un fisco "intelligente" che aiuta scelte sagge, come l’internazionalizzazione, ma si tratta ancora di piccole cose rispetto a quello che ci sarebbe bisogno di fare oggi. Chi punta sull’internazionalizzazione potrebbe avere ben’altro beneficio fiscale. È un momento oggettivamente di grande difficoltà in cui ce la fanno solo i sistemi coesi".
Intesa SanPaolo ha ricordato "non è lontana dall’1% di perdite sul portafoglio crediti, il che vuol dire 4 miliardi l’anno di perdita". Passera ha sottolineato di riferirsi "alle banche commerciali" anche se "poi sentirete risultati mirabolanti di organizzazioni che si chiamano banche" ma che hanno una struttura diversa dagli istituti basati sull’attività retail.
L’ad ha quindi invitato a "fare e chiedere di più a chi deve fare. Non si può andare avanti con una crescita poco sopra lo zero perché abbiamo accumulato anni di non crescita". "Il problema del credito è molto sentito", ha aggiunto Passera sottolineando che "fa impressione che ci sia una valanga di linee di credito non utilizzate, fenomeno che da il senso di ciò che non gira". "Per noi – ha tenuto a ribadire – le perdite su crediti sono alte, paghiamo come se fossero utili". Passera ha poi ricordato che da un livello normale di 300-400 milioni di perdite a trimestre ora la banca è arrivata ad un miliardo circa a trimestre per 4 miliardi di euro l’anno.
"Non sappiamo quanto durerà questo periodo, probabilmente il calo si è fermato, ma ci ha portato a 20 anni fa", ha specificato Passera. Il fatto che ci siano 5 mila casi di aziende che hanno scelto la moratoria "dà il senso dell’affanno", ha evidenziato il numero uno di Intesa Sanpaolo aggiungendo che "tra le tante cose che dobbiamo fare di più e meglio vi è migliorare le capacità di valutare". "Noi dobbiamo fare di più, ma anche dalla parte delle aziende si può fare molto di più per farsi conoscere. Molte aziende non hanno il business plan", ha precisato Passera.
Il consigliere delegato dell’istituto di credito ha detto anche che adesso la banca vedrà con più forza di prima l’effetto di Basilea II e che in alcuni casi l’abbattimento del rating sarà automatico. "Tra le tante cose che non ha fatto nessuno, ha aggiunto Corrado Passera è quello di tenere insieme la dimensione della grande banca con la dimensione locale, la banca dei territori. Ci sembra che aver tenuto questa doppia identità sia stata una scelta giusta".
Uno dei temi su cui ha infine posto l’attenzione il numero uno di Intesa Sanpaolo è il tema dell’investimento sul futuro del Paese. Secondo Passera, infatti, "abbiamo accumulato un ritardo quasi irraggiungibile".