D’Alema come il Cav. su Wikileaks: “I giudici una minaccia”
24 Dicembre 2010
Ne siamo stati convinti fin dall’inizio: se c’è un leader mondiale che ha poco da temere dalle rivelazioni di wikileaks questi è Silvio Berlusconi. Ce ne sono pochi come lui infatti che in pubblico dicono quasi esattamente quello che dicono in privato, che danno candidamente voce ai loro pensieri anche a costo di gaffes e di incidenti politici o diplomatici.
Wikileaks può poco contro uno come Berlusconi: la maggioranza delle rivelazioni sul suo conto, il premier le avrebbe potute sottoscrivere senza esitazioni.
Tutt’altro discorso per uno come Massimo D’Alema, un maestro della doppia morale e della dissimulazione. Quando è lui a finire nel ventilatore di Julian Assange la musica cambia ed è molto più divertente.
Quando, un paio di settimane fa, venne alla luce un dispaccio diplomatico in cui Berlusconi diceva all’attuale ambasciatore americano David Thorne che “la giustizia era il problema numero uno per l’Italia” nessuno c’ha fatto molto caso. Semmai era stata notata un’altra sua frase confidata al diplomatico, dove Berlusconi diceva di avere alleati anche sinistra sulla necessità di una riforma della giustizia, “tra cui anche Bersani”. Senza contare i molti complimenti rivolti allo stesso D’Alema.
Sul momento molti la giudicarono una “spacconata”, ma ecco di nuovo Wikileaks venire in soccorso al premier e mettere nei guai la sinistra. In un dispaccio reso noto oggi da El Pais e riferito al 2007, l’allora ministro degli Esteri, D’Alema parlando con l’ambasciatore Spogli, surclassa Berlusconi sul stesso terreno: “I giudici rappresentano la più seria minaccia allo Stato italiano”. Boom! Niente di meno, neppure il Cav. nella sua forma migliore si sarebbe spinto così oltre.
Se si pensa al 2007 si può capire l’amarezza di D’Alema verso i giudici. In quell’anno Prodi era finito sul registro degli indagati a Catanzaro e lo stesso accade all’allora ministro della Giustizia, Mastella, all’interno dell’inchiesta “Why Not” di De Magistris. Eventi non estranei alla crisi del centro-sinistra al governo e alle elezioni anticipate del 2008.
Così fa tenerezza oggi Massimo D’Alema quando dichiara, perfettamente all’unisono con tutti i malacapitati finiti su wikileaks (tranne Berlusconi) che “l’ambasciatore Spogli mi ha frainteso: non ho mai espresso simili giudizi sui giudici italiani”.
D’Alema avrebbe dovuto aggiungere: “mai in pubblico”. Perché in privato la pensa come, e forse peggio del Caimano.