D’Alema: “Gianfranco Fini è un interlocutore”
29 Aprile 2010
di redazione
Sarebbe un "errore" non comprendere che il presidente della Camera Gianfranco Fini è "un interlocutore" per il centrosinistra mentre il Paese avrebbe bisogno di riforme ma non si vedono "le condizioni per farle in questa legislatura". È quanto afferma Massimo D’Alema in una intervista al Corriere della Sera, in cui spiega come la crisi che si è aperta nel centrodestra sia "vera e profonda".
Secondo D’Alema, Fini "ha capito che questa democrazia plebiscitaria e personalistica di Silvio Berlusconi non funziona". Per questo, aggiunge, "non vedere" che con lo scontro tra i due cofondatori del Pdl "si è aperto un grande problema che riguarda le prospettive stesse del sistema democratico e che Fini su questo è un interlocutore, sarebbe un errore". Inoltre Fini, spiega D’Alema, "mette in discussione questo bipolarismo fondato sulla contrapposizione esasperata".
D’altronde, aggiunge, "malgrado l’enorme concentrazione di potere nelle mani di Berlusconi, il suo governo non è stato in grado di promuovere nessuna delle riforme strutturali necessarie al Paese". Nè lo farà in futuro: "Non vedo le condizioni", dice D’Alema. "Il tipo di rapporto tra azione giudiziaria, politica e media che si è venuto costruendo", osserva invece l’ex premier sulla magistratura, nasce "anche dalla responsabilità di una parte delle toghe". Per quanto riguarda il Pd, D’Alema appoggia il patto repubblicano proposto dal leader Pierluigi Bersani mentre sul candidato premier spiega che questo verrà indicato "qualche mese prima delle elezioni" e individuato con le primarie che però "devono essere accettate da tutti e non imposte da un solo partito o da una parte della coalizione".