Darfur. Bashir a Onu e Ong: “Rispettate la legge o sarete espulsi”
08 Marzo 2009
di redazione
Quattro giorni dopo il mandato d’arresto emesso contro Omar el Bashir dalla Corte penale internazionale (Cpi) per crimini contro l’umanità, il presidente sudanese sfida la comunità internazionale e visita proprio la regione dove ha commesso i suoi crimini, il Darfur.
"Combatteremo contro il neocolonialismo" ha detto parlando da Fashir, nella provincia occidentale del Sudan dove ha organizzato una manifestazione in suo sostegno. "Non permetteremo a nessuno di minare la pace e l’unità in Sudan" ha detto ancora il presidente che ha ribadito poi che il Sudan rifiuta le decisioni della Corte dell’Aja anche perchè non ha firmato lo Statuto di Roma con cui è stato istituito il Tribunale penale internazionale.
Il presidente sudanese Omar al Bashir ha avvertito oggi le organizzazioni non governative, il corpo diplomatico e le forze dell’Onu presenti sul territorio sudanese – e quindi anche nel Darfur – che hanno l’obbligo di rispettare le leggi locali; altrimenti saranno espulse. "Ho un messaggio per tutte le missioni presenti in Sudan, le Ong e i Caschi blu. Devono rispettare le leggi locali altrimenti saranno espulse immediatamente", ha dichiarato il presidente sudanese. Bashir ha poi aggiunto: "I paesi occidentali ci hanno detto che se permettessimo alle Ong di continuare il loro lavoro la decisione della Cpi (ovvero il mandato di arresto nei suoi confronti) verrebbe sospesa. Ma noi abbiamo rifiutato".
Nell’ennesima manifestazione in suo sostegno che si è svolta ieri a Khartoum, aveva difeso la decisione di espellere le 13 Ong accusate di essere un covo di "ladri e spie" e ha definito il mandato d’arresto contro di lui un "sabotaggio della pace" tra il nord ed il sud del Sudan.
Il conflitto in Darfur ha fatto in totale 300 mila morti secondo l’Onu (10.000 secondo il governo di Khartoum) e 2,7 milioni di profughi. Bashir con la sua visita vuole raccogliere e spronare i suoi sostenitori nella regione.
Lo scorsp 4 marzo il Cpi ha emesso un mandato d’arresto contro Omar el Bashir per crimini di guerra e contro l’umanità in Darfur. Secondo il Cpi le milizie Janjaweed sostenute dal governo di Bashir hanno attuato dal 2003 una sistematica pulizia etnica contro i villaggi non arabi del Darfur, massacrando gli abitanti (compresi donne e bambini), stuprando, saccheggiando e distruggendo le abitazioni. La Corte non ha accolto però l’accusa di genocidio, avanzata dalla procura. Il presidente ha respinto le accuse e ha deciso di espellere 13 delle più importanti ong attive nel paese e di chiudere altre tre organizzazioni locali.