Ddl intercettazioni. Camera approva la fiducia con 325 sì, 246 no e 2 astensioni

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Ddl intercettazioni. Camera approva la fiducia con 325 sì, 246 no e 2 astensioni

10 Giugno 2009

L’Aula della Camera ha confermato la fiducia al governo sul disegno di legge in materia di intercettazioni con 325 sì, 246 no e due astenuti. La votazione finale si terrà domani alle 16 nell’Aula della Camera. Lo ha reso noto all’Assemblea di Montecitorio la vicepresidente Rosy Bindi. Secondo quanto si è appreso, la presidenza della Camera sarebbe orientata a concedere il voto segreto sul ddl intercettazioni nel caso che l’opposizione glielo chieda.

Già stamattina le opposizioni unite avevano scritto al presidente della Repubblica invocando un suo intervento perchè, hanno sostenuto i capigruppo parlamentari di Pd, Idv e Udc, il continuo ricorso alla fiducia "compromette pericolosamente l’equilibrio che la Costituzione disegna tra governo e maggioranza e tra maggioranza e opposizione". Ad alimentare la polemica, poi, è stata l’Associazione nazionale magistrati, per la quale la riforma delle intercettazioni, unita a quella del processo, segnano nei fatti "la morte della giustizia penale in Italia".

Alle polemiche, però, ha replicato il ministro della Giustizia Angelino Alfano: "Questa è una fiducia che giunge dopo un anno di permanenza del disegno di legge presso questo ramo del Parlamento. Nessuno può dire che il processo non sia stato laborioso – ha detto il Guardasigilli -. La fiducia è una modalità per far sì che la scelta del Parlamento risponda esattamente con una chiara indicazione di fiducia al governo". Per Alfano, tra l’altro, "è ipocrita chi sostiene che non c’è stato tempo per la discussione e che c’è stata una strozzatura del dibattito" e le argomentazioni con cui le opposizioni si sono rivolte al Quirinale sono "immotivate, perché la fiducia è uno strumento previsto dall’ordinamento giuridico".

Le reazioni dell’opposizione non si sono fatte attendere. Luigi De Magistris, esponente dell’Idv, ha paragonato la misura al lodo Alfano: "È stato approvato il lodo Alfano 2. Dopo il primo che sottrae il presidente del Consiglio alla Giustizia, adesso il secondo che impedisce alla magistratura di utilizzare le intercettazioni telefoniche ed ai giornalisti di esercitare il diritto di cronaca garantito dalla Costituzione. Un accelerazione nell’approvazione del disegno piduista che mira ad annichilire la magistratura e sopprimere la libera informazione". "È bene che i cittadini sappiano che con l’approvazione di questa legge la criminalità aumenterà, la sicurezza diminuirà e le mafie penetreranno sempre di più nel circuito economico-finanziario ed in quello politico-istituzionale", conclude De Magistirs.

Ma a protestare c’è anche il mondo dell’editoria. Federazione nazionale della stampa italiana e Federazione italiana editori giornali firmano insieme un appello al Parlamento e a tutte le forze politiche contro un provvedimento giudicato anticostituzionale, chiedendo le "necessarie correzioni" e, in prospettiva, il sindacato dei giornalisti pensa allo sciopero, a forme di disobbedienza civile, al ricorso alla Consulta e alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Il provvedimento, avvertono Fieg e Fnsi in una nota congiunta inviata agli organi di stampa affinchè venga pubblicata domani, introduce "limitazioni ingiustificate al diritto di cronaca" e "sanzioni sproporzionate a carico di giornalisti ed editori", previsioni che "violerebbero il fondamentale diritto della libertà d’informazione, garantito dalla Costituzione e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo".

Editori e giornalisti concordano quindi sulla necessità di tutelare la privacy delle persone, specie se estranee alle indagini, "ma non possono accettare interventi che nulla hanno a che vedere con tale esigenza e che porterebbero ad un risultato abnorme e sproporzionato: limitare, e in taluni casi impedire del tutto, la cronaca di eventi rilevanti per la pubblica opinione, quali le indagini investigative". Nella stessa direzione vanno "le sanzioni detentive nei confronti dei giornalisti e la responsabilità oggettiva a carico degli editori". Di qui la richiesta di introdurre nel ddl "le correzioni necessarie alla tutela di valori essenziali per la democrazia".