Dimenticare Teheran
03 Aprile 2015
di redazione
Davvero bisogna scomodare la Guerra Fredda, “l’equilibrio del terrore” e la capitolazione di Chamberlain nel ’38? Lo spirito di Monaco ormai è preistoria e anche la paura che avevano i russi del cow-boy alla Casa Bianca è passato remoto, un’età gloriosa finita irrimediabilmente.
Oggi, che da soli non riusciamo neppure ad asfaltare l’ISIS, vale la pena rimettersi alla bontà d’animo di Teheran, sperando che l’Iran mantenga la parola data, nucleare solo per uso civile. L’importante è che i mullah tengano testa sul terreno allo Stato Islamico, mentre dall’altro dei nostri Predator ci assicuriamo che sia un lavoro pulito.
Togliamo anche le sanzioni a un Paese fatto per il 70% di Under 30, giovani che presto o tardi avrebbero capito quant’è sopportabile essere governati da un club di ottantenni capaci solo di gridare morte all’America e cancelliamo Israele dalle carte geografiche.
E’ l’epoca della mano tesa, rafforzeremo gli ambienti ‘moderati’ capaci di riformare il Paese. Li aiuteremo a rimettere in sesto un’economia allo sbando che non poteva neanche più contare sul prezzo del petrolio. Perché non lasciargli in eredità l’Iraq visto che sostengono già tanti gruppi e movimenti estremistici nel resto del Medio Oriente?
Non è forse l’Iran lo Stato che ha permesso agli Assad di restare in sella in Siria, molto prima che si espandesse l’ISIS? E di questo non dovremmo forse ringraziarli?
Che sarà mai se in quella parte del mondo dove si combatte da anni una guerra mondiale rischia di scatenarsi una rincorsa atomica: Decisive Storm nello Yemen è solo un assaggio delle escalation possibili e viene da chiedersi noi da che parte stiamo.
Abbiamo espunto da ogni discussione civile il fatto che l’Occidente abbia un suo arsenale nucleare. Non lo evochiamo mai neppure lontanamente, ci imbarazza parlarne, e lasciamo che siano altri a farlo, ascoltando tremebondi di rappresaglie nucleari su Varsavia.
Sono i fantasmi del vecchio mondo che le giovani leadership dell’Occidente, ansiose di lasciare un segno del loro passaggio nella Storia, non temono più come dovrebbero.