Dopo gli “auguri” del Cav. a Casini i pontieri del Pdl provano a ricucire

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Dopo gli “auguri” del Cav. a Casini i pontieri del Pdl provano a ricucire

16 Settembre 2009

Non erano ancora sfumati i titoli di coda sul maxischermo di Porta a Porta e le telefonate si incrociavano tra Palazzo Grazioli e il quartier generale dell’Udc. Con le diplomazie pidielline e centriste già al lavoro per rasserenare il clima e ri-tessere la tela del dialogo, dopo il botta e risposta tra Berlusconi e Casini andato in onda nel salotto di Vespa.

“L’Udc fa parte del Ppe, mi parrebbe logico si alleasse con noi anche in Italia. Ma pensano alla politica dei due forni, agli ssessori e alle clientele” aveva tuonato il Cav provocando la reazione immediata del leader Udc . “Non è giusto ridicolizzare la posizione di chi è stato all’opposizione sia di Prodi che di Berlusconi” aveva sottolineato Casini respingendo la logica della convenienza sollevata dal premier. Poi il monito: “Se Berlusconi dice che puntiamo alle clientele vuol dire che non faremo alleanze con il Pdl alle regionali, lui non avrà difficoltà…”.

“Auguri” replica freddo il premier. “Bene, buon lavoro a lei” chiosa altrettanto gelido Casini. Fine della telefonata che a molti è sembrata anche la fine di un confronto che finora, invece, era apertissimo. Non solo per le alleanze in vista delle regionali, ma anche nella prospettiva futura su scala nazionale di un possibile riavvicinamento tra i due ex alleati.

L’opera dei mediatori ieri è andata avanti senza sosta, di pari passo con le dichiarazioni dei big di entrambi i partiti. Il dialogo coi centristi andrà avanti, assicura il ministro Rotondi, anche senza alleanze generali “e Berlusconi non voleva certo offendere Casini”. Le condizioni per un accordo nelle regioni in cui è possibile la convergenza con l’Udc e la Lega ci sono tutte, spiega il presidente dei deputati Pdl Cicchitto che tuttavia ricorda come “per tutto il mese di agosto gli amici dell’Udc hanno polemizzato con il presidente Berlusconi, ed era difficilmente ipotizzabile che Berlusconi non muovesse per questo un rilievo politico”.

Il governatore della Lombardia Formigoni osserva che se i centristi non vogliono fare alleanze non le faranno “ma mi sembra che la situazione non sia esattamente in questi termini. Noi politici dobbiamo guardare all’interesse dei cittadini e del Paese, e l’interesse del Paese e’ quello che le forze moderate che si riconoscono nel Ppe collaborino. Per questo ho avanzato la proposta di alleanze con l’Udc a sostegno delle giunte che dovremo formare dopo le elezioni regionali. In Lombardia, Veneto e altre realtà collaboriamo con l’Udc gia’ da tempo”.

Insomma, il botta e risposta televisivo non aggiunge nulla ad un quadro già abbastanza delineato. Anche perché un punto fermo c’è, indipendentemente dalla telefonata a Porta a Porta: i centristi non sono interessati ad un accordo su scala nazionale con il Pdl ma lasciano la porta aperta a possibili intese locali in vista delle regionali di marzo. Una linea peraltro uscita dall’ultima direzione nazionale del partito, pochi giorni fa.

Concetto ribadito da Casini secondo il quale "non c’è uno spiraglio per discutere a livello nazionale, a livello locale decideranno i nostri amici”. Stando ai dati delle europee l’Udc risulterebbe determinante in sette delle tredici regioni al voto in primavera (Puglia, Piemonte, Liguria, Marche, Campania, Lazio e Calabria) e la verifica delle convergenze avverrà sulla base dei programmi e dei candidati, ma – avvertono gli uomini di Casini – ad una condizione: "Basta con gli insulti". E nelle piazze dove l’intesa non si raggiungerà, l’orientamento dei centristi è quello di correre da soli.

Non a caso il leader del partito mantiene dritta la barra dell’equidistanza dai due schieramenti e pur riconoscendo che a livello territoriale ci sono "tante  persone nel Pdl e nel Pd con le quali si puo’ collaborare sulla base di programmi comuni” non accetta che l’Udc venga descritto come una forza politica che punta alle poltrone. "Abbiamo fatto una scelta che ci ha fatto perdere potere sia a livello nazionale che locale”, rivendica Casini, ovvero quella di restare all’opposizione sia di Prodi che di Berlusconi. Quanto all’ipotesi di una liason con Rutelli e Fini ( i due si sono parlati per più di un’ora ieri a Montecitorio) nell’ottica del grande centro, Casini dice che con Rutelli non c’è alcuna intesa "solo grande rispetto e condivisione profonda sui grandi temi, come sul testamento biologico: abbiamo contribuito a fare la legge e intendiamo difenderla".

Il feeling col presidente della Camera? Taglia corto: "Fini è uno dei fondatori del Pdl, è impossibile un’alleanza con l’Udc. Con lui c’e’ profonda assonanza sul senso di liberta’ e di autonomia dei vertici istituzionali, che non sono lustrascarpe di nessuno". Netta poi la chiusura dei centristi nei confronti di Idv e Lega. Lo stesso “no” che a Casini arriva a stretto giro dal Carroccio per bocca dei presidente dei deputati Cota: “Per noi sono impossibili accordi elettorali con l’Udc”.

Punto e a capo. Si riparte dalla tela che in queste ore le "colombe" del Pdl stanno pazientemente ricucendo, prima con Fini, poi con Casini.