Dopo la sauna arriva la camera del gelo che fa bene al corpo
03 Novembre 2008
di redazione
In costume da bagno a -110˚. E’ la nuova "terapia del dolore" che si sta diffondendo anche in Europa.
In realtà si chiama "crioterapia" e sta diventando sempre più comune se si pensa che dopo le prime cliniche specializzate in Giappone, nate negli anni Ottanta, si sono moltiplicate anche nel Nord Europa le «camere del freddo»: in Polonia, in Germania, in Finlandia, in Russia più recentemente in Francia, Gran Bretagna e Austria. In Austria due delle cinque strutture sono a pochi chilometri dal confine italiano: a Bad Bleiberg, nel centro di cura Kurzentrum, a venti chilometri da Tarvisio e a Seefeld, all’hotel AlpenMed Lamm, a dieci minuti da Innsbruck.
La terapia del gelo serve per combattere il dolore, come spiegano gli esperti. «La sensazione di sollievo che si prova dipende dall’azione combinata del freddo e di alcuni recettori nervosi che si trovano sulla pelle — aggiunge Kettenhuber —. In pratica quando fa freddo i recettori mandano un segnale al cervello del tipo "Attenzione fa freddo, bisogna coprirsi". E’ un messaggio importante, che ha la precedenza sugli altri, compreso quello del dolore. In pratica il freddo blocca la strada ad altri stimoli nervosi in modo che questi non giungano a destinazione. Molti dei nostri pazienti soffrono di infiammazioni croniche e il freddo per loro è l’unico modo per non provare dolore per qualche ora e dopo un ciclo completo provano sollievo per settimane».
Il controllo della pressione e del battito cardiaco sono obbligatori. «La crioterapia è vietata a ipertesi e cardiopatici perché con il freddo l’organismo reagisce con una violenta vasodilatazione. Niente crio anche per le donne incinte» spiega il dottor Georg Kettenhuber. Superata la visita, il secondo step è la vestizione (o meglio, svestizione): costume da bagno, calze e scarpe da ginnastica, guanti, fascia per riparare le orecchie e mascherina da chirurgo per proteggere la bocca e il naso. Poi si entra nella prima camera: -15˚. Sucessivamente nella seconda a -60˚. Infine, la vera terapia, a -110˚.
Peggio dell’Antartide, dove la temperatura raggiunge i 90˚ sotto zero!