Droga. Riti voodoo e minacce per reperire corrieri
22 Aprile 2008
di redazione
Riti voodoo e minacce ai familiari, così centinaia di donne nigeriane sono state costrette a fare i corrieri della cocaina e, una volta, arrivate in Italia, a prostituirsi.
I carabinieri del Ros e dell’arma territoriale di Ancona hanno sgominato una rete criminale nigeriana che faceva arrivare la cocaina in Europa con centinaia di corrieri: sono scattate quindici ordinanze di custodia cautelare in diverse regioni italiane e in Spagna, emesse su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Ancona. L’operazione, battezzata “Foglie nere”, ha disarticolato un network nigeriano dedito al traffico internazionale di sostanze stupefacenti.
I militari sono entrati in azione nelle Marche, in Piemonte e Trentino Alto Adige; in Spagna, in cooperazione con i Ros e la direzione centrale per i servizi antidroga, la polizia locale sta eseguendo un mandato di arresto europeo. Ma l’operazione conta “numerosi altri indagati”, per i quali sono state allertate le competenti autorità giudiziarie nazionali. Inoltre, altre tredici persone sono già state arrestate in flagranza nel corso delle indagini. L’indagine ha ricostruito – spiegano i carabinieri – le rotte del narcotraffico e i canali del riciclaggio utilizzati dal network criminale, che usava giovani donne nigeriane come corrieri della droga, sfruttandole poi come prostitute sul litorale marchigiano. E tra cocaina e prostituzione, entrano in gioco anche i riti magico-esoterici e voodoo e sistematiche minacce ai familiari in Nigeria per costringere le donne a svolgere i ‘loro compiti’ all’interno della rete, tanto da ridurle in uno stato di vera e propria schiavitù psicologica.
L’indagine è partita nell’autunno 2006, nel mirino una rete criminale nigeriana attiva nelle provincie di Torino, Macerata e sul litorale adriatico che faceva arrivare ingenti quantitativi di cocaina tramite una cellula nigeriana localizzata a Madrid e di un gruppo collegato nel capoluogo piemontese. La cocaina veniva poi venduta sul mercato marchigiano dalla principale componente dell’organizzazione, che aveva la sua base a Porto Recanati, in provincia di Macerata, e gestiva il flusso della droga proveniente dalla penisola iberica. Le indagini hanno portato anche all’identificazione del principale referente spagnolo dell’organizzazione che, dalla Spagna, sovrintendeva alle spedizioni realizzate con il tradizionale sistema dei corrieri a pioggia, le stesse donne nigeriane che, poi, venivano avviate alla prostituzione sul litorale marchigiano.
Il traffico della cocaina – spiegano gli inquirenti – quindi si sviluppava sui medesimi canali utilizzati per la tratta delle donne destinate allo sfruttamento sessuale in Italia, confermando che per le organizzazioni nigeriane il traffico di esseri umani è complementare rispetto al narcotraffico. Sono stati inoltre accertati ingenti trasferimenti di denaro attraverso le agenzie Western Union. I proventi della tratta e dello sfruttamento della prostituzione venivano infatti rimessi in Nigeria sia per rifinanziare l’organizzazione, sia per essere reinvestiti nel traffico di stupefacenti. Usando anche documenti falsi per entrare in territorio Schengen, eludendo i provvedimenti di espulsione, i net-work nigeriani channo dimostrato – sottolineano gli inquirenti – di essere meglio organizzati e più flessibili rispetto ad altre consorterie, con una spiccata tendenza a frazionare sia le operazioni di riciclaggio, sia le importazioni di droga allo scopo di ridurre il rischio dei controlli.
fonte: APCOM