E alla fine arriva Obama

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E alla fine arriva Obama

20 Dicembre 2007

A forza di correre nei sondaggi, ad Hillary
Clinton è venuto il fiatone. Ed ora, quando la corsa sta per iniziare davvero,
Barack Obama potrebbe addirittura tentare il sorpasso. Finanziato alla pari
della sua rivale, coccolato dai media (non solo americani), seguito da folle di
supporter come non si vedeva da tempo, al senatore afroamericano mancava una
sola cosa: i voti (almeno quelli virtuali). Ora, però, sembrano arrivare anche
quelli. Al momento giusto.

A due settimane dai caucuses in Iowa, Obama è volato
in testa ai sondaggi e si è anche giudicato l’endorsement del Des Moines
Register
, il giornale più importante dello Stato del Midwest, dove si
voterà il 3 gennaio. Non solo. Il Denzel Washington del partito Democratico ha
recuperato anche in New Hampshire, alle urne l’8 gennaio. Inoltre, il giovane
senatore ha ricevuto l’appoggio del Boston
Globe
quotidiano più popolare del Massachusetts, patria dei Kennedy.

Dunque, l’inevitabile Hillary non sembra
più così inevitabile. Un dato sottolineato dal guru dei sondaggi John Zogby,
che rileva come, da alcune settimane, Barack Obama stia guadagnando terreno in
tutti gli Stati dove si voterà nelle fasi iniziali delle primarie. E pensare
che diversi mesi fa, uno degli strateghi di Hillary, Mark Penn, aveva stilato
un memorandum di 350 pagine la sostanza del quale era proprio l’inevitabilità
della Clinton quale prossimo presidente degli Stati Uniti. Questa sicumera
potrebbe costar cara alla ex First Lady.
Innanzitutto, rileva Zogby, Hillary ha suscitato troppe aspettative nei suoi
confronti quasi che corresse contro se stessa. In più, è risultata
“terribilmente arrogante” anche all’elettorato del suo partito. Obama gongola.
Intanto, The Economist si chiede se
alla fine la speranza di Obama (the
audacity of hope)
trionferà sull’esperienza di Hillary, e Newsweek si sofferma sulla forza della
personalità di Obama.

Che l’ascesa del senatore dell’Illinois
abbia colto alla sprovvista l’entourage di Hillary Clinton risulta evidente
dagli attacchi sferrati nei confronti di Obama negli ultimi giorni. Bill
Clinton ha dichiarato che Obama non ha maturato l’esperienza necessaria per
guidare l’unica superpotenza rimasta al mondo. E ha rincarato la dose,
affermando alla PBS che se bastasse
essere telegenici (Obama lo è, Hillary proprio no) allora tanto varrebbe
candidare un commentatore televisivo. La risposta della star afroamericana non
si è fatta attendere: “Ho il tipo di esperienza che serve ora al Paese”. E ha
aggiunto: “Ci sono momenti nella storia in cui non è sufficiente basarsi sui
modi convenzionali di fare le cose, visto che le minacce che affrontiamo sono
non convenzionali. Ci sono momenti in cui le nuove sfide richiedono una nuova
leadership per l’America”. Obama ha avuto poi gioco facile nel ricordare che
nel 1992, quando conquistò la Casa Bianca, Bill aveva rivestito solo il ruolo
di governatore dell’Arkansas e, dunque, la sua esperienza in politica estera
era pressoché irrilevante. Allora, ha notato con arguzia Obama, Bill Clinton
era oggetto delle stesse critiche che oggi la moglie rivolge a lui.

Tuttavia, gli attacchi non si sono limitati
alla politica, ma hanno preso di mira (evidente segno di nervosismo) anche la
vita personale di Obama. Un consigliere di Hillary ha tirato fuori la storia
dell’uso di droghe da parte del giovane Barack. Una gaffe. Questa vicenda,
infatti, era già stata raccontata nel 1995 dallo stesso Obama nella sua
autobiografia Dreams from my father.
C’è poi chi mette in giro la notizia (falsa) che Obama sia musulmano. In
realtà, era di fede islamica il patrigno assieme al quale ha vissuto alcuni
anni in Indonesia, Stato con il maggior numero di musulmani al mondo. A queste
bordate, Obama ha risposto con ironia tagliente: “Quando stavo sotto di 20 punti
nei sondaggi, ero un ragazzo straordinario. Ora, vista la situazione in Iowa e
in altri Stati, i giudizi sono cambiati”. La sintesi di questo duello – cuore
contro cervello, carisma contro calcolo – si è avuta la scorsa settimana in un
dibattito promosso dal Des Moines
Register
. Nel vivo del confronto, il moderatore ha chiesto ad Obama come
possa pretendere di avere una politica estera innovativa, visto che molti dei
suoi consiglieri hanno già lavorato per l’amministrazione Clinton. Hillary,
prima che il senatore dell’Illinois rispondesse, è esplosa in una fragorosa
risata e lo ha pungolato: “Voglio proprio sentire cosa rispondi”. E Obama,
senza scomporsi: “Hillary, io spero di avere presto anche te tra i miei
consiglieri”. Standing ovation.