Ecco come la Gelmini vuol riformare l’Università italiana

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Ecco come la Gelmini vuol riformare l’Università italiana

15 Luglio 2009

Riforma della Governance universitaria con un mandato di non oltre 8 anni per i rettori, la possibilità per gli atenei di fondersi tra loro per evitare inutili doppioni e strutture amminiastrative a dir poco pletoriche, un CdA con il 40% di membri esterni, scatti stipendiali solo ai professori migliori, centralità dei dipartimenti e un reclutamento nazionale per i docenti: sono alcune delle novità previste dal ddl messo a punto dal ministro Mariastella Gelmini per dare un volto nuovo all’università italiana perchè – ha spiegato il ministro – "bisogna avere il coraggio di cambiare, premiando i giovani meritevoli e le università che puntano sulla qualità eliminando gli sprechi".

E allora nessun timore delle contestazioni ma timone dritto verso un’Università che premi il merito, esalti le eccellenze, che sia dalla parte degli studenti e non dei baroni, evitando inutili sprechi di denaro.

Ecco ciò che dovrebbe contenere il ddl università che secondo i desiderata del ministro verrà presentato in Consiglio dei Ministri il prossimo autunno e diventare legge nel 2010:

FUSIONI TRA ATENEI PER ABBATTERE COSTI: Sarà possibile fondere o aggregare, su base federativa, università vicine, anche in relazione a singoli settori di attività, per aumentare la qualità, evitare duplicazioni e abbattere i costi.

BILANCI PIÙ TRASPARENTI: I bilanci delle università dovranno rispondere a criteri di maggiore trasparenza (attualmente non calcolano, ad esempio, la base di patrimonio degli atenei). Debiti e crediti saranno resi più chiari secondo criteri nazionali concordati tra i ministeri Istruzione e Tesoro.

 – DIMEZZATI SETTORI DISCIPLINARI: I settori scientifico-disciplinari passeranno dagli attuali 370 a circa la metà (con una consistenza minima di 50 ordinari per settore). La sforbiciata punta anche a evitare che cordate ristrette abbiano troppo potere. È poi prevista una delega al ministro per riorganizzare i dottorati di ricerca.

PER RETTORI MANDATO MASSIMO DI 8 ANNI: Alla base della riforma della governance c’è l’adozione di un codice etico per evitare incompatibilità e conflitti di interessi legati a parentele. Per quanto riguarda i rettori è previsto un limite massimo complessivo di 8 anni per il loro mandato (inclusi quelli già trascorsi prima della riforma). Ci sarà una distinzione netta di funzioni tra Senato accademico e Cda: il Senato avanzerà proposte di carattere scientifico, ma sarà il Cda ad avere la responsabilità chiara delle spese, delle assunzioni e delle spese di gestione anche delle sedi distaccate. Sarà ridotto il numero di membri sia del Senato (al massimo 35 contro gli oltre 50 di oggi) sia del Cda (11 invece di 30) «per evitare organi pletorici e poco responsabilizzati». Il Cda avrà il 40% di membri esterni e sarà rafforzata la rappresentanza studentesca (questo anche nel senato). Un direttore generale prenderà il posto dell’attuale direttore amministrativo e avrà compiti di grande responsabilità, insomma sarà un vero e proprio manager dell’ateneo. Infine, il nucleo di valutazione d’ateneo sarà a maggioranza esterna (per garantire una valutazione imparziale) e sarà semplificata la struttura interna degli atenei.

SCATTI STIPENDIALI SOLO A PROF. MIGLIORI: Una commissione nazionale (con membri italiani e per la prima volta anche stranieri) dovrà abilitare coloro che sono ammessi a partecipare ai concorsi per le varie fasce. Saranno valutate le capacità e il curriculum sulla base di parametri predefiniti. Le università potranno assumere solo coloro che saranno riconosciuti validi dalla commissione. Vengono previsti incentivi economici al trasferimento per i docenti al fine di rendere concretamente possibile la mobilità, con procedure semplificate per i docenti di università straniere che vogliono partecipare alle selezioni per posti in Italia. I professori a tempo pieno dovranno lavorare 1.500 ore annue, di cui almeno 350 per docenza e servizio agli studenti. Scatti stipendiali solo ai prof migliori: si rafforzano le misure annunciate nel DM 180 in tema di valutazione biennale dell’attività di ricerca dei docenti; in caso di valutazione negativa si perde lo scatto di stipendio e non si può partecipare come commissari ai concorsi.

DIRITTO ALLO STUDIO: Delega al governo per riformare organicamente la legge 390 del 1991, in accordo con le Regioni, con l’obiettivo si spostare il sostegno direttamente agli studenti per favorire accesso agli studi superiori e mobilità.