Ecco perchè è necessario un governo di unità nazionale

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Ecco perchè è necessario un governo di unità nazionale

Ecco perchè è necessario un governo di unità nazionale

16 Aprile 2020

Abbiamo superato il mese di lockdown. Il grande sconcerto è alle spalle e cresce la consapevolezza di un cambio necessario e duraturo di abitudini. E’ questo il momento nel quale cresce l’esigenza di risposte serie e concrete sul futuro. Anche perché sarà necessario chiedere sacrifici e i sacrifici possono essere domandati se il richiedente trasmette consapevolezza e padronanza delle sue azioni. Ma non possono esser chiesti all’infinito e, soprattutto, non se si dà l’impressione di procedere alla cieca.
Negli ultimi giorni abbiamo assistito al rinnovo bisettimanale del lockdown, all’emanazione di un decreto di “liquidità immediata” (il cui nome più corretto sarebbe stato “debito tardivo”), alla promessa del pagamento della CIG entro il 14 Aprile. Ma sulla “fase 2” non ci è stato detto praticamente niente, di soldi sui conti correnti non si è visto manco l’ombra, la scadenza per la CIG è stata rimandata a maggio.
La debolezza e la confusione è evidenziata anche dall’incapacità di garantire, da parte del governo, una linea di intervento unica – anche se differenziata sulla base di dati oggettivi -, con le singole Regioni che si stanno muovendo in ordine sparso e che stanno utilizzando la propria autonomia per sopperire alle mancanze del centro.
Grave sofferenza economica per migliaia di famiglie; rischio fallimento per altrettanti imprenditori; disagio psicologico da reclusione e per convivenze forzate; aggravarsi di malattie preesistenti a causa della mancanza di controlli e cure, data la percezione di “pericolosità” degli ospedali, sono elementi che alimentano la genesi di una vera e propria “bomba sociale”.
Si aggiunga il ruolo della magistratura che, mentre ancora si contano i morti, si è attivata (o è stata attivata, vista l’obbligatorietà dell’azione penale) alimentando l’antico sospetto di una giustizia “a geometria variabile” (Lombardia si, Emilia no, per intenderci).
Di fronte a questo quadro “complesso” quasi ci si dimentica che l’Italia resta una Repubblica Parlamentare, perchè il Parlamento è in realtà relegato a spettatore non pagante delle decisioni prese dal Governo e di conferenze stampa a scadenza settimanale a reti unificate, comprensive di attacchi verso l’opposizione (cosa che è valsa a Conte la qualifica di Chavez de no’antri da parte del Frankfurter Allgemaine Zeitung).
Io sono certo che questa situazione non può durare ancora a lungo. E’ presumibile che prima o poi arriverà l’ora di un Governo di Unità Nazionale. D’altro canto, chi conosce un po’ la storia sa che si è sempre fatto ricorso a governi di unità nazionale nei periodi di guerra o di grande depressione.
Un Governo di unità nazionale serve in questo momento per almeno quattro ordini di motivi: 1) avere una forte capacità e velocità di azione, a livello interno e internazionale,  in virtù del sostegno di tutte le forze politiche; 2) rappresentare e contemperare le istanze di tutte le categorie senza privilegiare – e nemmeno dare l’impressione di farlo – le istanze solo di alcune parti; 3) rendere impossibile il nascondersi dietro l’alibi dell’eventuale ostruzionismo da parte dell’opposizione; 4) avere la forza per reggere decisioni importanti e, quando necessario, “scomode” in termini politici.
Ben vengano squadre di professionisti con un encomiabile CV. Forse si sta tornando alla consapevolezza che la competenza sia un requisito essenziale per governare un Paese. Ma non basta. Il bicchiere è mezzo vuoto. Cosa potranno fare i suddetti professionisti? Qual è la loro libertà d’azione? Quali compiti esclusivi hanno le diverse Task Forces? Quanto è ampio il loro spazio decisionale? Chi li controlla? Ma soprattutto, quanto resisteranno professionisti abituati a guidare Multinazionali nella posizione di semplici “consiglieri” che rischiano di non vedere applicate le loro direttive? E perché mai la politica dovrebbe abdicare al suo ruolo? Queste strutture o avranno un ruolo poco più che ornamentale o, comprensibilmente, saranno contrastate da quanti, nel bene e nel male, portano sulle loro spalle il peso della rappresentanza del popolo.
Il momento nel quale tutto questo si comprenderà non potrà rimandarsi all’infinito. Ma è indispensabile riuscire oggi a limitare i danni piuttosto che attendere domani per ricostruire dalle macerie. Mai come in questo caso il tempo è denaro. E il denaro scarseggia. Non sprechiamone altro. Facciamo presto.