Egitto. La fronda anti-Mubarak cresce nell’esercito

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Egitto. La fronda anti-Mubarak cresce nell’esercito

30 Gennaio 2011

Gli ultimi tre presidenti dell’Egitto, da Nasser e Mubarak, passando per Sadat in oltre mezzo secolo di storia, sono stati militari, e anche il quarto e futuro rais potrebbe presentarsi al popolo con indosso la divisa: mentre la piazza invoca la «caduta del dittatore», ai vertici dell’esercito si sta giocando la partita tra i generali che intendono schiacciare la protesta con la forza e quelli che preferirebbero liberarsi del capo dello Stato e comandate supremo delle Forze armate, per «salvare il Paese», ma soprattutto per non perdere i privilegi accumulati in tre decenni.

Per ben cinque volte jet dell’aviazione militare hanno oggi sorvolato a bassa quota piazza Tahrir per intimorire i manifestanti che continuavano ad affluire a decine di migliaia, sfidando per il terzo giorno consecutivo il coprifuoco imposto dall’esercito. «Assieme al dispiegamento dei carri armati, è stato questo l’ennesimo segnale che il regime non conosce altro se non la lingua delle armi», afferma all’ANSA Hisham Qassem, analista del centro indipendente di studi strategici del Cairo. Sin dall’inizio della crisi, le risposte del potere egiziano sono state di tipo militare: dopo tre giorni dall’inizio delle proteste, Mubarak, cresciuto come pilota nell’aviazione, aveva venerdì sera nominato vice presidente il generale Omar Suleiman (75), capo dei servizi di sicurezza militari e civili.

Il parigrado Ahmed Shafiq (70), già ministro dell’Aviazione e pilota sotto il comando di Mubarak nella guerra del 1973, era stato incaricato di formare il nuovo governo. In quasi 30 anni di governo, Mubarak non ha mai voluto un vice presidente, nonostante la costituzione glielo imponga. «Questo potrebbe indicare – afferma Qassem – che Suleiman si prepara a prendere il posto di Mubarak». Suleiman presenta un curriculum di tutto rispetto: dopo aver ricevuto l’addestramento nell’Urss e in Francia, partecipa alle guerre arabo-israeliane del 1967 e del 1973 e nel 1995 salva la vita a Mubarak obiettivo di un attentato ad Addis Abeba. Distinto più di recente come negoziatore tra israeliani e palestinesi e mediatore tra le fazioni palestinesi, in uno dei cabli diplomatici Usa del 2007 diffusi da Wikileaks, Suleiman è indicato come il probabile successore del presidente in caso che l’apparato militare riuscisse a escludere lo scomodo Gamal Mubarak, figlio del rais. Mubarak jr. non ha nemmeno terminato il servizio militare, e questo è solo uno dei motivi più evidenti per cui una sua eventuale successione è stata sempre respinta dai generali, che considerano il figlio del presidente un «incompetente».

Un altro esponente della presunta fronda di ufficiali ormai anti-Mubarak sarebbe il generale Sami Hafez Anan, rientrato in fretta e furia da Washington due giorni fa e indicato come uno dei generali «graditi agli Stati Uniti» e «stimati dal popolo». In un’infuocata riunione tra il rais e i vertici militari – sostiene Qassem – Anan avrebbe proposto la deposizione di Mubarak, che dovrebbe lasciare il Paese sotto la protezione dello stesso esercito. A fianco del presidente si sarebbe invece schierato il ministro della Difesa uscente, il maresciallo dell’area (ennesimo pilota divenuto membro della cerchia del potere) Muhammad Tantawi, che oggi si è fatto riprendere dalla tv di Stato mentre si recava in visita ai militari schierati sotto la tv di Stato incoraggiandoli, sorridendo e scherzando con loro, a «proteggere il Paese perchè il Paese ha bisogno di voi».