Elezioni: è scontro su ‘programma Martino’ per missioni estere

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Elezioni: è scontro su ‘programma Martino’ per missioni estere

14 Marzo 2008

E’ scontro sulla politica estera, dopo
che l’ex ministro della Difesa nel governo Berlusconi, Antonio
Martino, ha esposto il suo ‘programma di governo’ per quel che
riguarda le missioni militari.

Immediate le reazioni di Romano
Prodi e Massimo D’Alema, che hanno condannato duramente le
dichiarazioni di Martino con giudizi che vanno
dall'”irresponsabile” al “ridicolo”.

“Ridurre drasticamente o cancellare la nostra presenza in
Libano, aumentare significativamente il numero dei nostri uomini
in Afghanistan, e inviare istruttori militari in Iraq e in
Kosovo. Se fossi ministro della Difesa è quello che farei”, dice
Martino in un’intervista al ‘Quotidiano Nazionale’. Non solo:
‘Italia dovrebbe acconsentire ad utilizzare i soldati “anche in
azioni di combattimento contro i talebani”, e quanto al ritorno
in Iraq, Martino dice: “Smettiamola con questa idea dell’Italia
con le mani legate dietro la schiena. La alleanze non sono a
senso unico e per governare serve anche la spina dorsale”.

Concetti che non sono una novità, nel Popolo della Libertà. Solo
l’altro ieri, anche Gianfranco Fini aveva sostenuto che “in
alcune aree abbiamo un numero di militari superiori alle nostre
possibilità. Per esempio la nostra presenza in Libano è
sovrastimata rispetto alle necessità”. E anche l’ex ministro
degli Esteri spiegava che “prima di dire no ad un rafforzamento
della nostra presenza in Afghanistan ci penserei bene”.

Parole, quelle di Martino, che suscitano la dura replica del
governo uscente. Per il premier Romano Prodi, quelle dell’ex
ministro Antonio Martino sul ritiro dal Libano sono “affermazioni
di gravità enorme”, anche per “le conseguenze sull’Iraq e sul
Libano”. Ed è lo stesso Prodi a riferire di una prima
conseguenza: il presidente del Parlamento libanese ha convocato
l’ambasciatore italiano a Beirut per chiedere spiegazioni sulle
parole di Martino. Per Prodi la proposta di tornare in Iraq e
uscire dal Libano è “drammatico come messaggio politico”, poiché
l’Italia è voluta uscire da una guerra ingiusta che “la
maggioranza del popolo americano non vuole” ed è entrata in una
missione di pace che “tutti ritengono indispensabile per la
stabilità e l’equilibrio della zona”. Insomma, per Prodi “dopo
affermazioni come questa, logica vorrebbe che non fosse più
ministro”.

Altrettanto duro il ministro degli Esteri Massimo D’Alema:
“C’è un aspetto ridicolo sul fatto che Martino voglia tornare in
Iraq quando anche gli Stati Uniti se ne vogliono andare. Sono
affermazioni al di fuori dal tempo” ha spiegato D’Alema,
definendo le affermazioni dell’esponente del Pdl “sconcertanti”.
Se questo è il modo in cui la classe dirigente che vuole
governare il Paese” intende trattare la politica estera “è
estremamente preoccupante”, per il capo della diplomazia, che ha
esortato a tenere fuori dalla campagna elettorale “questioni di
questa delicatezza”. La discussione in atto per D’Alema è
“confusa, violenta, strumentale e priva di qualunque serietà” e
rischia “in qualche settimana di dilapidare il prestigio
dell’Italia”. Per D’Alema, “se si vuole per odio politico
smantellare” la posizione acquisita dall’Italia “si dimostra di
essere delle persone irresponsabili e non in grado di governare”.