Erdogan, per attacare il Pkk non ci serve il permesso di nessuno
22 Ottobre 2007
di redazione
Il primo ministro turco Recep Erdogan, in visita da oggi in Gran Bretagna per due giorni, ha avvertito che la Turchia si sente in pieno diritto di attaccare i ribelli curdi del Pkk all’interno dell’Iraq perché, nonostante le ripetute richieste, gli Stati Uniti e il governo iracheno non hanno fatto finora nulla per rimuoverli e neutralizzarli.
Nel frattempo sono stati resi noti i nomi degli otto soldati turchi rapiti dai curdi in seguito all’imboscata di domenica. Il comando militare turco ha dichiarato: “A dispetto di tutte le ricerche non siamo ancora riusciti a stabilire nessun contatto con il personale mancante da poco dopo l’attacco di ieri alla nostra unità militare”.
In un’intervista al Times Erdogan mette in chiaro che non intende accogliere i pressanti inviti alla moderazione lanciati da America, Nato ed Europa: “Quello che è necessario – taglia corto – sarà fatto. Non abbiamo bisogno del permesso di nessuno”.
Il premier ha sottolineato che una “forte ondata di anti-americanismo” imperversa nel suo Paese e gli Stati Uniti “rischiano di perdere un amico molto importante” se il Congresso bollerà come genocidio la deportazione degli armeni da parte dell’impero ottomano durante la prima guerra mondiale.
“Noi – ha lamentato Erdogan – abbiamo detto molte volte al presidente Bush quanto importante era per noi la questione dei curdi del Pkk ma non abbiamo ottenuto il minimo risultato positivo. L’America è il nostro partner strategico ma nel nord dell’Iraq quell’organizzazione terroristica si nasconde dietro l’America”.
Erdogan, che domani incontrerà il primo ministro britannico Gordon Brown, ha avuto parole molto critiche sulla situazione esistente in Iraq quattro anni dopo l’invasione anglo-americana e la defenestrazione di Saddam Hussein: “Non vedo nessun successo ma soltanto la morte di decine di migliaia di persone. In Iran l’intera infrastruttura e sovrastruttura sono crollate”.
Furioso con l’Europa per gli ostacoli frapposti all’adesione e per l’irrisolta questione di Cipro, il primo ministro turco ha detto al Times che la Turchia è “molto più avanzata” degli ultimi Paesi ammessi all’Ue.