Ferrara si fa la domanda giusta ma si dà la risposta sbagliata
24 Marzo 2007
di redazione
Nel suo editoriale di oggi, Giuliano Ferrara dice che il vero obiettivo dell’opposizione dovrebbe essere quello di rafforzare il contingente italiano in Afghanistan e rimettere i nostri soldati al fianco degli alleati per combattere i terroristi e non per liberarli. Ha ragione.
L’obiettivo dovrebbe essere esattamente questo. C’è una domanda che però resta inevasa: come ottenere questo risultato. Ferrara sembra dare una risposta che allude ad una trattativa parlamentare: l’opposizione deve “chiedere” queste modifiche e fare “ogni sforzo” per ottenerle. Ma, sembra di capire, non deve arrivare a votare contro il decreto, “per senso di responsabilità”.
Sarebbe vero anche questo se in carica ci fosse un governo in grado di intendere e di volere. Purtroppo non è così.
Se infatti l’obiettivo è quello che ci siamo detti, e cioè mettere le truppe italiane in pieno assetto operativo ed equipaggiarli allo scopo di contribuire alla sconfitta militare dei Talebani, è immaginabile che un quadro di questo genere possa essere garantito dal governo Prodi, quand’anche lo stesso Prodi lo volesse?
Questo oggi è il punto: la politica estera dalemian-prodiana oggi è in grado di sostenere neppure un campo scout. Ci ha messo in scontro con mezza Europa, ha infranto l’asse con gli Usa, ha delegittimato il governo Karzai e ha promosso i Talebani a interlocutori politici. Bertinotti ne va orgoglioso e la sinistra – in queste condizioni – è pronta a rimanere in Afghanistan in eterno.
Basta un ordine del giorno parlamentare, una mozione, un emendamento magari bipartisan per modificare questo scenario? Lo crede solo Casini e, ob torto collo, il resto dell’Udc, ma è ovvio che non è così.
Avere soldati italiani impegnati in una guerra mentre il fronte interno è friabile come una meringa è il peggio che possa capitare. Se bisogna restare in Afghanistan a fare quello che si deve, occorre che in Italia ci sia un altro governo.
E’ una baggianata dire che, in caso di bocciatura del decreto, i 2000 soldati italiani in Afghanistan dovrebbero immediatamente fare i bagagli e tornare a casa. Se il decreto decade è possibile presentarne un altro in tempi brevi e in condizioni politiche nuove. In caso contrario forse è davvero meglio che tornino.
L’opposizione ha certo il dovere della responsabilità: si tratta di capire se sia più responsabile garantire lo status quo o tentare di girare pagina.