Festa del Pd. Schifani contestato dai grillini e popolo viola. Grillo: “E’ solo l’inizio”

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Festa del Pd. Schifani contestato dai grillini e popolo viola. Grillo: “E’ solo l’inizio”

04 Settembre 2010

Tensione alla festa nazionale del Pd tra un gruppo di manifestanti, gli esponenti democratici e Renato Schifani. Tutto inizia quando un gruppo di attivisti del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo e del Popolo viola inizia la sua protesta contro il presidente del Senato davanti alla tensostruttura nel centro di Torino.

I manifestanti – che ripetono lo slogan "Fuori la mafia dallo Stato" e che hanno in mano un’agenda rossa, riferimento al magistrato Paolo Borsellino ucciso dalla mafia nel 1992 – chiedono di entrare per assistere all’incontro con Piero Fassino e rivolgere qualche domanda a Schifani, ma le forze dell’ordine impediscono l’ingresso ai contestatori. Questo scatena la rabbia dei grillini che, assiepati contro le transenne che delimitano il perimetro dell’area Norberto Bobbio, iniziano a urlare e fischiare.

"È scandaloso che alla festa di un partito che si definisce democratico – spiega Simonetta, una delle manifestanti – ci lascino fuori. Noi vogliamo semplicemente entrare ed ascoltare e fare delle domande a Schifani sull’attuale situazione politica italiana". "Se volete manifestare lo fate fuori dall’area della festa – risponde il segretario provinciale del Pd, Gioacchino Cuntrò – se foste stati invitati vi avremmo lasciati entrare".

Lo stesso Schifani, interrotto durante il suo intervento, replica duramente ai manifestanti: "Siete un esempio di antidemocrazia, perché volete impedire a due personalità politiche di parlare". Ed ancora: "Sono onorato – dice Schifani – di partecipare a questo dibattito e non saranno i vostri fischi ad impedirmi di parlare". I fischi e i cori però continuano. E allora interviene lo stesso Fassino: "Abbiamo letto sui giornali in questi giorni che c’è qualcuno che ha tentato di organizzare squadre di contestatori a Fini e li abbiamo definiti squadristi. È lo stesso metodo. Vorrei dire a chi sta urlando di provare ad ascoltare, la festa del Pd è un luogo dove si discute e si mettono a confronto le idee".

Proseguendo il dibattito, Schifani commenta l’attuale situazione politica: "Se non sarà possibile ricompattare la maggioranza e mandare avanti la legislatura, afferma il presidente del Senato, tutto va nelle mani del capo dello Stato, al quale tutti ci rifacciamo, al quale spetta secondo la Costituzione l’ultima parola". "Lui è garante della Costituzione – spiega Schifani – lo è sempre stato. Ha dimostrato di essere impeccabile in ogni momento della vita del nostro Paese. È un grande statista, ha un grande senso dello Stato, un grande senso di responsabilità e saprà lui fare le scelte migliori nel caso in cui la maggioranza dovesse andare in crisi. Saprà essere sempre rispettoso della Costituzione reale, di quella attuale a cui tutti ci dobbiamo inchinare". Schifani auspica però che non si torni ad elezioni anticipate. "Ogni interruzione – dice – è dannosa per la convivenza civile ed economica".

Sull’episodio è intervenuto il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che ha sottolineato la "preoccupante degenerazione" del confronto politico nel Paese: "Il tentativo di impedire con intimidatorie gazzarre il libero svolgimento di manifestazioni e discorsi politici è un segno dell’allarmante degenerazione che caratterizza i comportamenti di gruppi, sia pur minoritari, incapaci di rispettare il principio del libero e democratico confronto e di riconoscere nel Parlamento e nella stessa magistratura le istituzioni cui è affidata nel sistema democratico ogni chiarificazione e ricerca di verità". La nota del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, giunta pochi minuti dopo i fatti di Torino continua così: "Deploro vivamente l’episodio verificatosi oggi a Torino ai danni del presidente del Senato e ogni forma di contestazione aggressiva sia verso figure di particolare responsabilità istituzionale sia verso qualsiasi esponente politico nell’esercizio della sua inconfutabile libertà di parola e di opinione".

Beppe Grillo, ispiratore del Movimento 5 Stelle, si mostra sordo al richiamo del Colle: "Questo è solo l’inizio. Devono rendersi conto che è finita. Che si blindino con i poliziotti antisommossa, chiamino Maroni e l’esercito. Paghino la gente che va ai comizi per applaudirli. Oppure se ne vadano a casa". Così Grillo ha commentato le contestazioni di Torino al presidente del Senato: "Io non sono l’autore o il sobillatore, io interpreto quello che vedo e che sento: la gente non ce la fa più", ha aggiunto Grillo, per il quale i grillini sono "persone educate, per bene che manifestano un pensiero assolutamente giusto". Ma, ha aggiunto il comico, "gli italiani sono stanchi di farsi prendere per il culo".