Fini in Abruzzo: “Anno zero indecente. L’Italia è orgogliosa dei volontari”

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Fini in Abruzzo: “Anno zero indecente. L’Italia è orgogliosa dei volontari”

12 Aprile 2009

Un pranzo di Pasqua con gli sfollati. Così il presidente della Camera Gianfranco Fini ha voluto dimostrare la sua solidarietà in modo speciale ai terremotati della tendopoli a Villa Sant’Angelo che ospita gli sfollati di alcuni paesi distrutti dal terremoto che ha colpito l’Abruzzo nella notte tra domenica e lunedì scorso.

Nella sola Villa Sant’Angelo, distrutta per l’80%, si sono registrati 17 morti. Il presidente della Camera ha preso posto in uno dei tavoli del tendone adibito a mensa con il commissario straordinario della Croce Rossa, Francesco Rocca, le autorità locali, il prefetto dell’Aquila, Franco Gabrielli, e monsignor Orlando Antonini, nunzio apostolico in Paraguay. Vicino a loro numerosi sfollati e volontari insieme al deputato del Pdl, Marcello De Angelis, anche lui volontario della Croce Rossa che da lunedì è impegnato nelle tendopoli.

Fini ha avuto innanzi tutto delle parole di ringraziamento nei confronto dei volontari che hanno soccorso la popolazione. "Grazie per tutto quello che state facendo. L’Italia è orgogliosa di voi", ha detto ai volontari impegnati a preparare il pranzo di Pasqua per i malati ricoverati nella struttura, ringraziandoli uno ad uno e lontano dalle telecamere.

Il presidente del Consiglio non ha quindi potuto evitare di fare un commento alle polemiche sorte in seguito all’ultima puntata di "Anno zero", il programma condotto da Santoro. "L’unica cosa stonata in questa tragedia è una trasmissione televisiva, sapete benissimo quale. Quella trasmissione è stata semplicemente indecente", ha detto Gianfranco Fini. "Non si può – spiega Fini – speculare sulla tragedia come qualcuno ha fatto per trarre vantaggio per la sua audience". Ai cronisti che gli chiedono se questo rappresenti un problema per il servizio pubblico, Fini risponde: "Non sta a me dirlo. Comunque c’è una indignazione profonda in tutti quelli che quella trasmissione la hanno vista. Una indignazione che tutti mi hanno detto. Qui – sottolinea – tutti hanno fatto tutto quello che potevano; anche più del loro dovere".

Durante la visita di Fini all’ospedale la terra ha tremato nuovamente: è stata avvertita una piccola scossa. Sono state molte le manifestazioni di gratitudine per il presidente della Camera, la prima alta carica dello Stato a visitare questo nosocomio: "Grazie di essere venuto. Qui i pezzi grossi ancora non si erano visti", gli ha detto una signora. E da un’anziana una richiesta: "Mi raccomando presidente: per noi vecchi che stiamo male fate una casetta di legno…". Una donna che accudisce una malata, non sa trattenere un auspicio: "Ci auguriamo – dice rivolta a Fini – che almeno questa volta tutti gli aiuti stanziati arrivino davvero qui".

A tutte le richieste degli sfollati del campo di San Gregorio, allestito a due passi dal Paese raso al suolo dove vivevano 600 persone prima del sisma, il presidente del Consiglio ha ribadito le parole del premier: "Non vi lasceremo soli. Non abbandonarvi è un dovere per lo Stato, per la Repubblica, un dovere per tutti. Di fronte a questa tragedia dobbiamo essere solidali con chi soffre e grati con tutti quelli che stanno lavorando per loro. Abbiamo dimostrato al mondo che la Repubblica è in condizione di reagire a questa tragedia". "Passata l’emergenza – continua Fini – dobbiamo ricostruire con la stessa efficacia, organizzazione e generosità. Ora dobbiamo rimboccarci le maniche. Lo Stato si impegna a non dimenticarvi". Visitando la tendopoli, Fini incontra i cittadini ed i volontari, e per tutti ha una parola di conforto.

Ma la terza carica dello Stato è realista e sottolinea che per la ricostruzione "i tempi saranno medio-lunghi. L’impegno è di fare tutto nell’arco di qualche anno. Anche se per il centro dell’Aquila sarà più lungo e più difficile". "Ricostruire le case – continua Fini – è un nostro dovere, così come è un nostro dovere rilanciare l’economia e creare lavoro". Una donna si avvicina in lacrime, porta dei panni da lavare ed abbraccia istintivamente il presidente della Camera. Dice di vergognarsi. Fini l’abbraccia e la conforta: "Non vi dovete vergognare, tutto questo è umano. Con la ragione certe cose non si spiegano. Se c’è la fede ci si affida a Dio".

Quindi, il presidente di Montecitorio indica una scansione dei tempi: "Prima c’è l’emergenza, poi si passerà dalle tende ai fabbricati. Quindi ci sarà la ricostruzione vera e propria. I tempi saranno lunghi soprattutto per il centro storico, che è l’identità di un popolo". Fini ha poi sottolineato: "L’impegno delle Istituzioni e dei cittadini italiani a non dimenticare e a ricostruire". E agli sfollati che minacciano di andare a Roma a ricordare questa promessa, Fini risponde: "Fate bene".