Fisco. 300 miliardi in più nelle casse dello Stato grazie allo scudo fiscale
29 Settembre 2009
di redazione
“Grazie allo scudo fiscale potrebbero rientrare in Italia quasi 300 miliardi di euro detenuti all’estero”. È quanto affermano in una nota congiunta la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate in occasione del convegno “Il destino dei paradisi fiscali”. Di questi 300 miliardi, 125 miliardi si troverebbero in Svizzera e altri 86 in Lussemburgo. Il resto sarebbe depositato in altri Paesi, compresi gli oltre 2 miliardi presenti nella Repubblica di San Marino.
La scorsa settimana, è stato dato il via libera del Senato al decreto legislativo correttivo della legge anticrisi, che ha varato le norme sullo scudo fiscale. Questa nuova disciplina permette la protezione di una serie di reati tributari e delle violazioni contabili, tra cui il falso in bilancio. La norma prevede l’istituzione di un’imposta straordinaria sulle attività finanziarie e patrimoniali, detenute fuori dall’Italia a “condizione che le stesse vengano rimpatriate in Italia da paesi extra Ue, nonché regolarizzate, ovvero rimpatriate, purché in essere in paese dell’Unione europea”.
Secondo le stime dell’Ocse nei paradisi fiscali sarebbero nascosti oltre 7.000 miliardi di dollari, di cui 1.600 sarebbero riconducibili ad attività criminali. A livello nazionale, ha spiegato il generale della Finanza Giuseppe Vicanolo, i patrimoni “degli italiani detenuti all’estero, secondo l’associazione italiana di private bankers, che potrebbero essere rimpatriati o regolarizzati ammonterebbero a 278 miliardi di euro”.
L’emersione attraverso lo scudo fiscale riguarderà anche le attività patrimoniali e non solo quelle criminali. Il direttore vicario dell’Agenzia delle Entrate, Marco Di Capua, ha precisato infatti che “avere ammesso la possibilità di un mutamento qualitativo (ad esempio da titoli a denaro) delle attività rimpatriate rispetto a quelle detenute all’estero al 31 dicembre 2008 nonché il rimpatrio giuridico delle attività stesse, può consentire di realizzare l’emersione da scudo anche per le attività patrimoniali (immobili, gioielli e altro) che per loro natura non appaiono idonee a formare oggetto dei consueti rapporti di custodia, amministrazione, gestione e simili, normalmente intrattenuti con gli intermediari abilitati”. Lo scudo fiscale è “l’ultima opportunità di mettersi in regola”, si legge in una nota congiunta la Guardia di finanza e l’Agenzia delle entrate durante il convegno.
Non sono mancate le critiche alla nuova normativa fiscale. Molte sono state le segnalazioni e le richieste di chiarimenti sull’applicazione dell’iniziativa. Per questo, ha annunciato il direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera, la prossima settimana sarà diffusa la circolare definitiva dell’Agenzia delle Entrate con i chiarimenti relativi all’applicazione della normativa sullo scudo fiscale. Befera ha spiegato che i tecnici dell’Agenzia “stanno esaminando le osservazioni che ci sono state inviate, valutandone il recepimento nella circolare che contiamo di diffondere la prossima settimana”.
La normativa sullo scudo fiscale ha poi scatenato la dura reazione dell’opposizione. Per il Partito democratico l’introduzione dello scudo fiscale è stato strumentalmente trasformato in mezzo per realizzare un vero e proprio condono tributario e un’amnistia mascherata. L’incostituzionalità del decreto, secondo l’opposizione, si riscontra sul piano “sostanziale” e su quello “del diritto”. Il gruppo del Pd ha presentato infatti una pregiudiziale di costituzionalità al decreto legge che contiene lo scudo fiscale in discussione alla Camera in questi momenti. Secondo quanto anticipato in ambienti parlamentari, il governo potrebbe porre la questione di fiducia già nel pomeriggio.
Antonio Di Pietro, leader dell’Idv, ha definito la normativa sullo scudo fiscale “una legge che favorisce i criminali” che “se la prende con chi denuncia questi comportamenti anticostituzionali e irrispettosi nei confronti di quei cittadini che pagano onestamente le tasse e si aspettano che lo facciano anche tutti gli altri”. Ha rincarato la dose anche l’Associazione nazionale magistrati (Anm) che, criticato la normativa, ha rilevato che “il diritto penale richiede certezza ed effettività della pena, e non può tollerare un così frequente ricorso ad amnistie o sanatorie, in particolare nel settore delicatissimo dei reati economici e fiscali”.
Contro lo “scudo fiscale” stanno aumentando notevolmente le pressioni del centrosinistra che sperano nell’intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Secondo un articolo apparso oggi sul Corriere della Sera, però, il Quirinale sarebbe più propenso a non a respingere il provvedimento e a prenderne atto ed a firmarlo. Al massimo, rileva Massimo Franco, è possibile che alla fine il capo di Stato chieda al governo qualche chiarimento, o puntualizzi alcuni aspetti delle misure, magari affidandosi ad una nota. Per il Capo dello Stato, infatti, conterebbe di più che palazzo Chigi abbia accettato di modificarlo, escludendo dallo “scudo” i processi in corso.
Si tratta però di un epilogo destinato a scontentare il centrosinistra. Antonio Di Pietro ha chiesto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di non firmare il decreto correttivo: “Non lo minacciamo, ma lo supplichiamo. Siamo di fronte ad un atto di riciclaggio ed è bene che lo sappia tutto il Parlamento. Sono curioso di vedere chi in quest’Aula ne farà uso. C’e’ bisogno di un atto di dignità da parte di questo Parlamento se non si vuole che venga ricordato come il Parlamento che compie atti criminali", ha detto il leader dell’Idv intervenendo in aula alla Camera durante la discussione generale del decreto.
Nonostante ciò, il “sì” viene dato per scontato. È inverosimile, tuttavia, che crei una rottura fra il partito di Dario Franceschini e lo stesso Napolitano. Proprio ieri Napolitano ha dato atto alle “forze fondamentali dell’opposizione” di avere sempre sostenuto le missioni militari all’estero: una precisazione tesa a bilanciare l’attacco alla sinistra fatto domenica da Silvio Berlusconi sull’Afghanistan.